Citizen: la storia di un marchio leggendario dell’orologeria

Citizen: la storia di un marchio leggendario dell’orologeria

Le origini del marchio Citizen (1918-1930)

La storia di Citizen affonda le sue radici agli inizi del XX secolo, in un incontro tra tradizione svizzera e ambizione giapponese. Non tutti sanno che agli albori c’è anche un pizzico di Svizzera: Rodolphe Schmid, un intraprendente importatore di orologi nato a Neuchâtel nel 1871, si trasferì a Yokohama nel 1894 e divenne uno dei maggiori commercianti di orologi in Giappone. Nel frattempo a Tokyo, nel 1918, il gioielliere giapponese Kamekichi Yamazaki fondò il Shokosha Watch Research Institute con il sogno di creare orologi di alta qualità ma accessibili a tutti. Questo piccolo laboratorio di manifattura rappresentò l’inizio di un’avventura destinata a lasciare il segno nella storia dell’orologeria.

immagine originale del Shokosha Watch Research Institute con copyright CITIZEN.

Nel dicembre 1924, Shokosha riuscì a completare il suo primo orologio da tasca. Era un prodotto elegante e ben fatto, ma privo di un nome. Fu allora che entrò in scena il sindaco di Tokyo, il conte Shinpei Gotō, amico del fondatore Yamazaki: egli suggerì di chiamare quell’orologio “Citizen” – parola inglese che significa “cittadino” – esprimendo la speranza che fosse un segnatempo per il maggior numero possibile di persone, un compagno quotidiano amato dal popolo. Quel nome così simbolico riscosse successo e pochi anni dopo, nel 1930, quando l’istituto Shokosha si trasformò ufficialmente in azienda, scelse proprio Citizen come nome societario in onore di quel primo orologio. Nacque così la Citizen Watch Co. Ltd., con l’industriale Yosaburō Nakajima alla presidenza e lo stesso Kamekichi Yamazaki come direttore. Nel 1931 Citizen presentò il suo primo orologio da polso: una semplice ed elegante creazione meccanica a carica manuale, che segnò l’inizio dell’avventura Citizen sul polso di milioni di persone.

Sin dagli esordi, la filosofia del marchio era chiara: “Loved by citizens, working for citizens” – amato dai cittadini, al servizio dei cittadini. L’obiettivo di Citizen era infatti quello di mettere l’orologio al servizio della gente comune, costruendo strumenti affidabili, precisi e dal prezzo abbordabile. Negli anni Trenta l’azienda mosse i primi passi in un mercato dominato dagli orologi importati, affrontando difficoltà iniziali ma gettando le basi per future innovazioni. Già nel 1932, con il mutare favorevole dei tassi di cambio, le vendite iniziarono a crescere e modelli come il “Citizen F” (un orologio da uomo meccanico) dimostrarono la solidità del giovane marchio, restando in produzione fino al 1957. La strada era ormai tracciata: Citizen si apprestava a diventare uno dei pilastri dell’orologeria giapponese.

Innovazione e record negli anni ’50

Dopo la difficile parentesi della Seconda guerra mondiale, Citizen tornò a concentrare le proprie energie sull’innovazione. Gli anni ’50 segnarono per il marchio giapponese l’inizio di una corsa ai primati tecnologici, una serie di traguardi che avrebbe distinto Citizen come uno dei produttori più creativi e audaci. Nel 1952 l’azienda presentò il primo orologio giapponese dotato di calendario, un dettaglio tecnico allora raro che mostrava la volontà di offrire funzioni utili nella vita quotidiana. Ma fu solo l’antipasto di conquiste ben più clamorose.

Il Parashock: robustezza a prova di caduta (1956)

Nel 1956 Citizen lanciò un modello destinato a entrare nella leggenda: il Citizen Parashock, il primo orologio da polso giapponese dotato di un sistema antiurto resistente agli shock. Fino ad allora gli orologi erano meccanismi delicati, vulnerabili agli urti accidentali; con il Parashock, Citizen dichiarava guerra alle rotture causate dalle cadute. Per dimostrare la straordinaria robustezza di questo segnatempo, l’azienda organizzò spettacolari dimostrazioni pubbliche in tutto il Giappone: in diverse città, tecnici Citizen salirono a bordo di un elicottero e lasciarono cadere dall’alto (circa 30 metri!) alcuni Parashock di prova, facendoli precipitare davanti agli occhi del pubblico. Uno di questi eventi si tenne davanti alla stazione di Kyoto, attirando una folla di curiosi con il naso all’insù. Miracolosamente – o meglio, grazie alla sapiente ingegneria anti-shock – gli orologi sopravvissero indenni all’impatto, continuando a ticchettare come se nulla fosse accaduto. Quella dimostrazione fu un trionfo: l’orologio “paracadute” aveva mantenuto la promessa, e i cittadini giapponesi ne furono orgogliosi e meravigliati. Da quel momento, il Parashock diventò sinonimo di affidabilità, cambiando per sempre la percezione della durevolezza negli orologi da polso.

Il Parawater: l’orologio che sfida l’oceano (1959)

Sull’onda di quel successo, Citizen volse poi la sua attenzione a un altro nemico degli orologi: l’acqua. Nel 1959 l’azienda presentò il Citizen Parawater, primo orologio giapponese resistente all’acqua. Fino ad allora, bagnare un orologio significava quasi certamente condannarlo alla ruggine o al malfunzionamento; con il Parawater, Citizen intendeva permettere a chiunque di indossare l’orologio sotto la pioggia, in spiaggia o durante le attività acquatiche quotidiane senza timore. Anche in questo caso, per convincere il pubblico, furono effettuati test estremi che fecero notizia. In un primo esperimento, i tecnici legarono un Parawater a una boa e lo lasciarono alla deriva nel Mar del Giappone: recuperato dopo giorni di esposizione agli spruzzi e alle onde, l’orologio risultò perfettamente funzionante. Non paghi, organizzarono il cosiddetto “test transpacifico”: ben 130 orologi Parawater vennero fissati a boe galleggianti e lasciati in mare aperto nell’Oceano Pacifico, affinché le correnti li trasportassero per migliaia di chilometri. Dopo quasi un anno, alcune di quelle boe approdarono sulle coste del Nord America e, incredibilmente, molti orologi segnavano ancora l’ora esatta. Era la prova definitiva che il Parawater poteva sopravvivere anche alle condizioni più estreme. Da quel momento, la dicitura “Waterproof” o “Water Resistant” divenne un attributo ricercato, e Citizen la rese uno standard: a partire dal 1959 la sfida dell’impermeabilità era vinta, e gli orologi giapponesi dimostrarono di poter competere ad armi pari con la concorrenza mondiale anche su questo fronte.

Verso l’era elettronica e il quarzo (1960-1970)

Tra la fine degli anni ’50 e gli anni ’60, Citizen consolidò la propria reputazione in patria grazie a orologi eleganti e precisi (come il celebre Citizen Diamond Flake del 1962, all’epoca l’orologio a tre lancette più sottile sul mercato). Nel 1965 l’azienda ottenne un nuovo record mondiale realizzando l’orologio con datario più sottile al mondo, spesso appena 4,48 millimetri – un risultato di miniaturizzazione straordinario per l’epoca. Ma il decennio vide anche un cambio di paradigma tecnologico epocale: l’avvento dell’elettronica e poi del quarzo rivoluzionò il settore, e Citizen fu tra i pionieri di questa trasformazione.

Già nel 1966 la casa di Tokyo presentò il Citizen X-8 (talvolta chiamato Cosmotron), il primo orologio elettronico da polso prodotto in Giappone. Si trattava di un orologio a bilanciere controllato elettronicamente tramite un piccolo transistor – un segnatempo ibrido, a metà tra il meccanico e l’elettronico. L’X-8 Cosmotron fu un successo tecnico: poteva funzionare per un anno intero senza fermarsi, un risultato impressionante in un’epoca in cui la maggior parte degli orologi andava caricata manualmente ogni due giorni. Questo “orologio del futuro” anticipò di poco un’altra rivoluzione: quella degli orologi al quarzo. Nel 1969 la giapponese Seiko presentò il primo orologio al quarzo al mondo, e il settore dell’orologeria entrò nell’era della precisione elettronica. Citizen non rimase a guardare: già nel 1970 lanciò sul mercato il suo primo modello al quarzo, denominato semplicemente Citizen Quartz, seguito a ruota dalla serie avanzata Citizen Crystron. Questi orologi offrivano una precisione impensabile fino a pochi anni prima, riducendo lo scarto a pochi secondi al mese e rendendo l’orologio meccanico quasi obsoleto da un punto di vista funzionale. La scelta di abbracciare il quarzo senza esitazione permise a Citizen di superare indenne la cosiddetta “crisi del quarzo” che mise in ginocchio molti produttori tradizionali: il marchio giapponese seppe coniugare la sua esperienza meccanica con la nuova tecnologia, continuando a innovare e a presentare modelli all’avanguardia.

Parallelamente alla corsa all’elettronica, Citizen continuò a infrangere record di sottigliezza e a sperimentare materiali innovativi. Nel 1970, ad esempio, presentò il Citizen X-8 Chronometer, passato alla storia come il primo orologio al mondo con cassa in titanio. Utilizzare il titanio (metallo leggerissimo e resistente, usato anche nell’industria aerospaziale) per un orologio da polso era un’idea audace: il X-8 Chronometer applicò questo materiale glamour – protagonista persino nella missione Apollo 11 sulla Luna – all’orologeria quotidiana, inaugurando l’era degli orologi anti-allergici e ultraresistenti. Prodotte in meno di 2.000 esemplari, quelle rare casse in titanio segnarono un’epoca, dimostrando ancora una volta il coraggio innovativo di Citizen.

Negli stessi anni, sul fronte dei movimenti ultraprecisi, Citizen sviluppò calibri al quarzo di altissima qualità. Nel 1975 lanciò il Citizen Crystron Mega, primo orologio al mondo con precisione annuale di ±3 secondi, interamente in oro 18 carati: un capolavoro di tecnica e lusso. E nel 1976 fu “green” ante litteram con il Citizen Crystron Solar Cell, il primo orologio analogico al quarzo alimentato a luce solare. Sulla superficie del quadrante di questo modello pionieristico erano disposte celle solari capaci di ricaricare una batteria interna, eliminando la necessità di sostituire continuamente le pile. In un’epoca in cui l’energia solare era ben lontana dall’essere comune, Citizen ebbe l’intuizione di sfruttare la luce come fonte per i propri orologi – un’idea che avrebbe portato frutti straordinari negli anni a venire, gettando le basi della tecnologia Eco-Drive.

Gli anni ’80: l’era dei professionisti e delle sfide estreme

Superati con successo i turbolenti anni ’70, Citizen entrò negli anni ’80 con slancio, diventando uno dei marchi di orologi più prolifici e tecnologicamente avanzati al mondo. In questo decennio l’azienda si concentrò molto sugli orologi sportivi e professionali, aprendo la strada a collezioni pensate per chi aveva esigenze particolari – subacquei, alpinisti, aviatori – e spingendo ancora più in là i limiti della tecnica orologiera.

Un fiore all’occhiello fu certamente il Citizen Aqualand, lanciato nel 1985: il primo orologio subacqueo al mondo dotato di un sensore elettronico di profondità. Questo modello, destinato a fare scuola, poteva rilevare la pressione dell’acqua durante l’immersione e indicare la profondità raggiunta direttamente sul quadrante – una rivoluzione per i diver, che fino ad allora dovevano affidarsi a strumenti separati. L’Aqualand, robusto e massiccio, con il suo caratteristico sensore sul lato della cassa, divenne subito un’icona tra gli appassionati di immersioni e inaugurò la fortunata serie Promaster Marine. Molti sub di professione e amatori negli anni ’80 indossavano con orgoglio questo orologio, sapendo di poter contare su un buddy tecnologico affidabile in ogni immersione.

Nel 1989 Citizen colpì ancora nel segno con un altro prodotto pionieristico: il Citizen Promaster Altichron, primo orologio da polso con altimetro elettronico integrato. Pensato per escursionisti, alpinisti e amanti dell’aria aperta, l’Altichron era in grado di misurare l’altitudine grazie a un sensore barometrico incorporato. Era un vero orologio “multifunzione” ante litteram: in un’epoca precedente all’avvento diffuso dei GPS da polso, forniva informazioni preziose a chi esplorava montagne e vallate. Con l’Aqualand e l’Altichron, Citizen dimostrò che gli orologi potevano essere strumenti utili e specifici per diverse attività estreme, senza rinunciare alla precisione e all’affidabilità.

Proprio sul finire degli anni ’80, nel 1989, Citizen radunò tutte queste esperienze in una nuova linea dedicata agli appassionati di sport e avventura: nacque la collezione Promaster, destinata a diventare sinonimo di orologi professionali robusti e innovativi. Le prime tre categorie Promaster coprivano Mare, Terra e Aria: l’Aqualand per il diving (già introdotto pochi anni prima), l’Altichron per l’altitudine, e un modello Pilot radiocontrollato con funzione di fuso orario mondiale per i piloti (un precursore dei successivi orologi Skyhawk e satellitari). La famiglia Promaster segnò l’inizio di una nuova era per Citizen, spingendo il marchio a superarsi continuamente e a celebrare, ad ogni traguardo tecnologico, lo spirito pionieristico che l’aveva sempre contraddistinto.

Il trionfo di Eco-Drive e la ricerca della precisione assoluta (anni ’90 e 2000)

Entrando negli anni ’90, Citizen era ormai un colosso mondiale, ma non per questo rallentò il passo. Fu in questo decennio che l’azienda lanciò la sua innovazione forse più celebre e rivoluzionaria dal punto di vista commerciale: la tecnologia Eco-Drive. Alimentare l’orologio con la luce, senza più bisogno di sostituire la batteria, era un’idea che Citizen aveva sperimentato sin dagli anni ’70 (con il Crystron Solar Cell del 1976), ma fu solo dal 1995 che questa tecnologia raggiunse la piena maturità e venne perfezionata e rilanciata su larga scala con il nome Eco-Drive. I nuovi orologi Eco-Drive di Citizen potevano sfruttare qualsiasi fonte luminosa – naturale o artificiale – per ricaricare un accumulatore interno, garantendo mesi (a volte anni) di funzionamento al buio con una carica completa. Le prestazioni erano sorprendenti: bastavano pochi minuti di esposizione alla luce perché un Citizen Eco-Drive immagazzinasse energia sufficiente a marciare per sei mesi nell’oscurità. Questa combinazione di praticità e attenzione all’ambiente fece letteralmente esplodere il fenomeno Eco-Drive negli anni ’90, conquistando un vasto pubblico. Gli orologi a energia luminosa di Citizen rispondevano perfettamente alle esigenze moderne: zero manutenzione, zero sprechi (niente batterie da buttare), affidabilità assoluta. Ancora oggi Eco-Drive è il fiore all’occhiello del marchio e milioni di orologi Citizen nel mondo “vivono di luce”, fedeli al motto che “la luce è tempo”.

Nel 1995, oltre a celebrare i suoi 65 anni dalla fondazione, Citizen decise di rendere omaggio alla propria tradizione lanciando una linea di orologi di alta gamma che incarnasse tutti i valori e le tecnologie del marchio. Nacque così “The Citizen”, una collezione di segnatempo d’élite dotati dei movimenti più precisi della casa (calibri al quarzo con scarto di soli ±5 secondi l’anno) e rifiniti con cura artigianale. I modelli The Citizen – noti in Giappone anche come Chronomaster – offrivano garanzie speciali (ad esempio 10 anni di garanzia e manutenzione gratuita, cosa all’epoca inaudita) e miravano a durare per decenni, riconnettendosi all’ideale originario “orologi per la vita”. Questa mossa segnò l’ingresso di Citizen nel segmento lusso e collezionismo: il marchio dimostrò di saper competere anche sul terreno dell’alta orologeria, pur restando fedele alla sua vocazione di orologio “per tutti i giorni”.

Parallelamente, gli anni ’90 videro Citizen spingersi sempre più avanti nella ricerca della massima precisione oraria. Nel 1993 il brand giapponese presentò al mondo il primo orologio radiocontrollato multizona capace di ricevere segnali orari da più trasmettitori in continenti diversi. Modelli come il Citizen Radio Controlled Wave (e in seguito gli Skyhawk A-T) potevano sincronizzarsi automaticamente con gli orologi atomici tramite onde radio, garantendo al polso l’ora esatta con uno scarto di 1 secondo ogni 100.000 anni. Queste tecnologie – in combinazione con l’energia Eco-Drive – resero gli orologi Citizen strumenti pressoché perfetti: mai fermi, mai in ritardo, alimentati dalla luce e regolati dall’atomo.

Nel primo decennio degli anni 2000, l’evoluzione continuò con ulteriori pietre miliari. Citizen divenne un gruppo globale dell’orologeria: nel 2008 acquisì la storica marca statunitense Bulova (allargando così la propria presenza nel mercato americano) e negli anni seguenti inglobò anche rinomati brand svizzeri come Frédérique Constant (2016) e movimenti prestigiosi come La Joux-Perret/Arnold & Son e Angelis/Ateliers. Inoltre, tramite una joint venture, il gruppo acquisì anche Atelier d’Horlogerie di Perrelet, una delle più antiche maison elvetiche. Non va dimenticato il marchio Vagary, ereditato dal gruppo italiano Veglia-Borletti e utilizzato da Citizen per presidiare la fascia entry-level con orologi al quarzo di qualità a prezzi accessibili. Queste acquisizioni dimostrano come Citizen, pur essendo nata e cresciuta in Giappone, sia diventata una realtà veramente internazionale, capace di integrare il meglio di diverse tradizioni orologiere.

Sul fronte tecnologico, gli anni 2010 hanno portato nuovi traguardi mozzafiato. Nel 2011 Citizen ha infranto un ulteriore record presentando il suo primo orologio satellitare: il Citizen Eco-Drive Satellite Wave, primo orologio al mondo a ricevere l’ora dai satelliti GPS. Questa meraviglia dell’ingegneria orologiera, alimentata a luce, può sincronizzarsi con i segnali orari trasmessi dai satelliti in orbita attorno alla Terra, regolando automaticamente ora e data ovunque ci si trovi sul pianeta. Con il Satellite Wave, Citizen ha letteralmente superato i confini del pianeta in cerca di precisione, portando l’orologio in una nuova dimensione tecnologica. Nel 2016 l’azienda ha stupito ancora il mondo presentando l’Eco-Drive One, l’orologio a energia solare più sottile mai creato: il suo movimento ha uno spessore di appena 1 mm, racchiuso in una cassa di soli 2,98 mm – un risultato strabiliante che gli è valso un posto nel Guinness dei Primati. E nel 2018, per celebrare il centenario dalla fondazione, Citizen ha lanciato una versione dell’Eco-Drive One in Super Titanium™, unendo due delle sue innovazioni più iconiche (energia solare e titanio) in un unico segnatempo commemorativo. Nel 2019, poi, la maison ha raggiunto un vertice assoluto nella sua ricerca di precisione: ha presentato il movimento Calibro 0100 Eco-Drive, capace di un’accuratezza di ±1 secondo all’anno. Questo calibro, utilizzato su edizioni limitate di orologi The Citizen, è tra i movimenti a regolazione autonoma più precisi mai realizzati al mondo – un vero manifesto del sapere tecnico accumulato in un secolo di storia. Come ha sottolineato la stampa specializzata, un orologio del genere non ha bisogno di nulla di esterno (né radio, né satellite) per dire l’ora esatta: gli basta il battito impresso dai suoi creatori, e un po’ di luce per continuare a vivere.

Citizen oggi: tradizione, innovazione e passione senza fine

Dopo oltre cento anni di attività, Citizen rimane fedele allo spirito con cui è nato. Il nome stesso, “Citizen”, è un costante promemoria della missione originaria: essere al servizio delle persone comuni, offrire qualità e innovazione a un prezzo accessibile. Questa filosofia è riassunta nel motto attuale dell’azienda, “Better Starts Now”, ossia “Il meglio inizia adesso”. Una semplice frase che racchiude una convinzione profonda: non importa chi siamo o cosa facciamo, c’è sempre un modo per migliorare, e il momento per iniziare è adesso. In Citizen si guarda al futuro senza sosta, con l’idea che ogni innovazione sia un punto di partenza per raggiungere un nuovo livello di eccellenza, mai un punto di arrivo definitivo. Non a caso, l’azienda dichiara di non adagiarsi mai sulle glorie del passato: la perfezione assoluta non viene vista come un traguardo, ma quasi come una sconfitta – perché significherebbe smettere di migliorare. Questo approccio in costante evoluzione ha permesso a Citizen di attraversare epoche e rivoluzioni tecnologiche rimanendo sempre rilevante e all’avanguardia.

Oggi il marchio Citizen è un gigante globale che produce non solo orologi (oltre 20 milioni di pezzi l’anno) ma anche movimenti, componenti elettronici, macchinari industriali e perfino gioielli. Eppure, nonostante le dimensioni raggiunte, l’azienda conserva un’anima profondamente artigianale: nelle sue fabbriche in Giappone esistono ancora i “Meister”, maestri orologiai che assemblano a mano gli orologi più complessi e formano le nuove generazioni, tramandando un saper fare unico. La verticalizzazione della produzione – Citizen costruisce in casa ogni singolo componente dei suoi orologi, dagli ingranaggi alle molle, fino ai macchinari che li assemblano – garantisce un controllo totale sulla qualità e spiega l’incredibile affidabilità dei suoi prodotti.

Ripercorrendo la storia di Citizen, dall’umile laboratorio Shokosha del 1918 fino alle conquiste spaziali del Satellite Wave, si resta colpiti da un filo conduttore: la passione per l’orologeria “democratica” e innovativa. Ogni tappa fondamentale – dal primo orologio Citizen benedetto dal sindaco Gotō, al Parashock lanciato dagli elicotteri, dal Parawater che sfida gli oceani agli Eco-Drive alimentati dalla luce delle stelle – racconta di un marchio che ha sempre saputo reinventarsi senza tradire sé stesso. Citizen ha reso possibile a generazioni di persone l’accesso a orologi affidabili e all’avanguardia, accompagnandole nelle piccole e grandi avventure quotidiane. In un certo senso, la storia di Citizen è la storia di un secolo di progresso tecnico e sociale: l’orologio che da lusso per pochi divenne bene per molti, poi strumento di precisione scientifica, e infine simbolo di sostenibilità e connettività globale.

E mentre il tempo scorre inesorabile, al polso di milioni di “cittadini” nel mondo c’è un segnatempo che continua a tikettare con ostinata precisione: è un Citizen, erede di una tradizione centenaria ma proiettato sempre verso il futuro. Better starts now – il meglio inizia adesso – dice il motto dell’azienda. E viene da pensare che, finché esisterà un “adesso” da migliorare, Citizen continuerà la sua corsa, un secondo alla volta, con la stessa passione del primo giorno.

credits: Wikipedia - citizen.it - citizen.co.jp - citizenwatch-global.com
immagine originale, non modificata, della sede del Shokosha Watch Research Institute, proveniente dal sito ufficiale www.citizen.it

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