Cronostorie: Philip Watch, Storia di un Marchio Orologiero tra Napoli e Svizzera

Philip Watch: Storia di un Marchio Orologiero tra Napoli e Svizzera dal 1858

Philip Watch è molto più di un semplice brand di orologi: è un viaggio nel tempo che inizia nella Napoli del 1858 e arriva fino ai giorni nostri, intrecciando tradizione e innovazione. In questo articolo scopriremo la storia appassionante di Philip Watch, il più antico marchio italiano di orologi Swiss Made, le sue origini partenopee unite alla precisione elvetica, le curiosità sui fondatori e sui modelli iconici, fino ai successi recenti che ne hanno rilanciato il mito. Prepariamoci a immergerci in oltre 160 anni di eccellenza orologiera, raccontati con fervore ed emozione.

Le Origini di Philip Watch: Napoli 1858, Incontro tra Creatività e Precisione

Tutto ha inizio nel 1858 a Napoli, all’epoca uno dei più vivaci porti d’Europa. Qui un maestro orologiaio svizzero di nome François Philippe si unisce al collega napoletano Filippo Giardiello per fondare un laboratorio artigianale di orologi. Napoli, già crocevia cosmopolita, ospitava una folta comunità elvetica e offriva il terreno ideale per questa insolita collaborazione. François Philippe, esponente di spicco della comunità svizzera trapiantata a Napoli, incarnava la perfetta fusione tra due mondi: portò la precisione svizzera nel cuore del Sud Italia, mentre Giardiello aggiunse la creatività partenopea. Insieme, diedero vita a un connubio vincente tra creatività napoletana e precisione svizzera, formula che diventerà il tratto distintivo del marchio.

Nei primi anni l’azienda si dedica alla produzione di eleganti orologi da tasca, com’era consuetudine dell’epoca. La dualità è presente sin dall’inizio: orologi nati a Napoli ma realizzati in Svizzera, sfruttando il meglio di entrambi i paesi in termini di design e costruzione tecnica. Questa doppia anima fa sì che i segnatempo firmati Philippe Watch – come inizialmente si chiamava il brand – si facciano conoscere in tutta Europa per lo stile ricercato unito a un’impeccabile meccanica. Il successo iniziale spinge la piccola bottega oltre i confini locali, mentre la manifattura svizzera garantisce qualità e affidabilità, elementi fondamentali per farsi un nome nel mondo dell’orologeria di fine Ottocento.

Col passare del tempo, il timone dell’attività passa alle generazioni successive. Il figlio di François, Jean Philippe, porta avanti la tradizione di famiglia trasferendo la Maison a Biel/Bienne, in Svizzera, che nel frattempo era divenuta il cuore pulsante dell’industria orologiera svizzera. Qui il laboratorio artigianale si espande in una vera e propria azienda, con cinque generazioni di maestri orologiai che si susseguono nel custodire e tramandare il sapere accumulato. È in questo periodo che prende forma la filosofia destinata a rimanere intatta nei decenni: il cuore tecnico in Svizzera, il cuore creativo in Italia. Philip Watch continuerà infatti a fondere ingegneria e stile, rimanendo fedele all’eleganza impeccabile delle origini. Ancora oggi, il brand rivendica con orgoglio questa doppia identità, conservando nel proprio museo preziosi modelli storici che testimoniano l’evoluzione del suo stile dagli esordi fino ad oggi.

Dalla Fondazione al Dopoguerra: Un Nome da Difendere e un Patrimonio da Costruire

Nei decenni successivi alla fondazione, Philip Watch consolida la propria reputazione in Italia e all’estero. Un passaggio cruciale avviene nei primi decenni del '900: nel 1923 il marchio viene registrato ufficialmente a Napoli con il nome “Philippe Watch”, grazie all’intraprendenza di Filippo Giardiello, divenuto proprietario dell’azienda. Questa registrazione anticipa persino la blasonata Patek Philippe, che non aveva ancora tutelato il proprio nome in Italia. Proprio la somiglianza del nome “Philippe Watch” con quello della maison ginevrina causa però qualche fraintendimento tra i clienti dell’epoca: molti associano i segnatempo napoletani ai più celebri orologi svizzeri, generando confusione sul mercato italiano.

Per risolvere amichevolmente la questione, nel 1947 (secondo altre fonti nel 1949) avviene un elegante accordo con la Patek Philippe. Eduardo Giardiello, figlio di Filippo, forte di quella cortesia tutta partenopea, firma l’intesa che consentirà al marchio italiano di continuare a brillare con un nuovo nome semplificato: nasce ufficialmente “Philip Watch”, versione definitiva senza la e finale di Philippe. Questa scelta permette di evitare conflitti legali e allo stesso tempo di conservare l’omaggio al fondatore François Philippe nel nome. È un aneddoto significativo nella storia del brand: da una potenziale disputa nasce invece un rinnovamento nel segno della continuità, e Philip Watch può proseguire il proprio cammino conservando intatta la propria identità.

Nel secondo dopoguerra, il marchio – ormai noto come Philip Watch – può concentrarsi sull’arricchimento del proprio patrimonio di modelli e di competenze. Collezione dopo collezione, rimanendo fedele alla manifattura Swiss Made, l’azienda accumula un prezioso archivio di progetti e orologi che oggi testimoniano la sua lunga storia. Ogni nuova generazione di orologiai riceve in eredità non solo i segreti del mestiere, ma anche la missione di mantenere inalterato il carattere originario del brand. Questa tradizione tramandata di padre in figlio è uno dei segreti della longevità di Philip Watch: per oltre un secolo e mezzo il marchio è riuscito a preservare la propria essenza di marca onesta, solida e concreta, come l’ha definita uno storico dell’orologeria italiana. Ancora oggi, chi ammira un Philip Watch percepisce quei valori di qualità e stile immutati nel tempo, frutto di una coerenza rara nel panorama dell’orologeria.

Gli Anni '60 e '70: L’Era dei Diver e della Creatività Retro

Arrivano gli anni Sessanta e Philip Watch è pronta a cavalcare l’onda dell’innovazione tecnica. Alla fine del decennio, infatti, la Maison presenta i suoi primi orologi subacquei professionali, segnando l’ingresso del marchio nel settore dei dive. Grazie a una collaborazione con la casa svizzera Jenny, viene adottata la rivoluzionaria tecnica Caribbean, un sistema di cassa monoblocco sigillata che garantisce un’impermeabilità eccezionale. Nascono così modelli leggendari come il Caribbean 1000 e successivamente il Caribbean 2000, capaci – come suggeriscono i nomi – di raggiungere profondità rispettivamente di 1000 metri e oltre nei test di tenuta. Si tratta di traguardi incredibili per l’epoca: basti pensare che all’alba degli anni ’70 pochissimi orologi al mondo potevano vantare simili profondità operative. Alcuni esemplari dei Caribbean di Philip Watch, riconoscibili dal piccolo logo con il pesce (simbolo di Jenny) sul quadrante, vengono soprannominati affettuosamente “Caribbean Shark” dagli appassionati – un nomignolo che evoca perfettamente lo spirito aggressivo e indomito di questi orologi abissali.

Parallelamente alle imprese subacquee, Philip Watch non dimentica l’eleganza classica e anzi la declina in chiave femminile. Proprio tra la fine degli anni ’60 e l’inizio dei ’70 viene lanciata la linea Jolie Mode, dedicata alle donne e contraddistinta da un’attenzione particolare al design raffinato. Mentre il mondo corre verso la modernità, Philip Watch celebra la femminilità senza tempo con orologi dalle forme ricercate e dettagli eleganti, pensati per il pubblico femminile che desidera indossare un segnatempo meccanico come un vero gioiello. Jolie Mode rappresenta un aneddoto interessante: in un periodo in cui l’orologio era ancora in gran parte un affare da uomini (specie quelli tecnici come i cronografi o i subacquei), il brand dimostra sensibilità e lungimiranza, proponendo modelli che anticipano i trend della moda e portano al polso delle signore un tocco di sofisticata modernità.

Negli anni Settanta la creatività del marchio continua a fiorire. È il decennio di Cormoran, una collezione nata in piena era dell’estetica sperimentale. I Philip Watch Cormoran sfoggiano casse dalle linee ovaleggianti, spesso descritte come “a televisore” per la caratteristica forma squadrata con angoli arrotondati, in voga in quel periodo. Anche questa collezione ha il suo simbolo distintivo: un piccolo cormorano in volo sul logo, parallelo al pesciolino dei Caribbean. Sotto il profilo tecnico, pur senza produrre movimenti in-house, l’azienda dimostra di voler offrire il meglio ai propri clienti: alcuni orologi Cormoran, ad esempio, montano il celebre calibro Chronomatic, uno dei primissimi movimenti cronografici automatici al mondo. È un dettaglio da intenditori che racconta molto della filosofia Philip Watch: pur affidandosi a fornitori esterni per i meccanismi (come era comune per i marchi non manifatturieri), la marca sceglie soluzioni all’avanguardia, mettendo la qualità e l’innovazione al primo posto. Questa dedizione le permette di tenere il passo con i giganti svizzeri dell’orologeria e di guadagnarsi la stima di una clientela sempre più ampia ed esigente.

Gli Anni '80 e '90: Tra Tradizione, Quartz e Lusso Accessibile

All’alba degli anni Ottanta, l’industria orologiera mondiale è scossa dalla rivoluzione del quarzo, ma Philip Watch affronta il cambiamento senza rinnegare la propria identità. In questo periodo la casa lancia un nuovo orologio subacqueo chiamato Seahorse, dalle linee più moderne rispetto ai Caribbean storici, disponibile sia in versione solo tempo che cronografo. Il Seahorse incarna lo spirito degli anni ’80: robusto ma elegante, tecnico ma portabile quotidianamente. Accanto ad esso continua la produzione della linea Caribbean, che ora convive con movimenti automatici denominati Philmatic oppure con i nuovi precisi calibri al quarzo. Interessante notare come alcuni modelli di questo periodo strizzino l’occhio a un’icona dell’orologeria: diversi Philip Watch anni ’80 richiamano infatti lo stile del celebre Rolex Datejust, sfoggiando ad esempio dettagli come bracciali in acciaio-oro e datario che ricordano il design Rolex. Si tratta di omaggi stilistici dettati dalle mode, ma realizzati con personalità: pur ispirandosi ai canoni estetici del lusso internazionale, Philip Watch mantiene prezzi più accessibili, riuscendo così ad offrire lusso e qualità a un costo competitivo. Non a caso, la filosofia del brand è sempre stata quella di offrire “fantastic value for money”, ovvero grande valore in rapporto al prezzo, caratteristica che ha contribuito alla sua longevità.

Gli anni ’80 segnano anche il trionfo dello stile bicolore (acciaio e oro), e Philip Watch interpreta questo trend con la linea Junior (e la sua variante Junior Super). Sono modelli sia maschili che femminili, spesso di dimensioni contenute, con casse rotonde o sagomate e soprattutto con bracciali integrati alla cassa, privi delle tradizionali anse sporgenti. Questo design integrato conferisce agli orologi un look pulito e armonioso, molto apprezzato negli anni del power dressing. Allo stesso tempo, la casa presenta collezioni dallo spirito innovativo: una di queste è Welkin, che adotta cinturini in pelle direttamente attaccati alla cassa (senza anse) sull’onda del successo dei coevi Hublot di Carlo Crocco. Il fatto che un marchio storico come Philip Watch guardi alle tendenze più attuali – come fece con Welkin ispirandosi agli Hublot – dimostra la sua capacità di rinnovarsi esteticamente pur restando fedele al proprio DNA.

Durante la seconda metà degli anni Ottanta fanno la loro comparsa ulteriori linee, pensate per diversificare l’offerta. La collezione Letout, ad esempio, propone eleganti orologi al quarzo dotati di complicazioni utili come il calendario completo, combinando funzionalità e stile. C’è poi la linea Progressive, composta da segnatempo al quarzo sottili e sobri, perfetti per chi predilige la discrezione e la leggerezza al polso. Verso la fine del decennio debutta anche Echo, una serie di orologi dal gusto classico e molto raffinato, che riscuoterà successo soprattutto negli anni ’90. In ogni modello di questo periodo, si percepisce chiaramente l’attenzione di Philip Watch nel conciliare tradizione ed evoluzione: i materiali cambiano, i movimenti al quarzo affiancano quelli automatici, ma la cura per i dettagli e l’eleganza senza tempo restano immutate.

All’ingresso nei anni Novanta, Philip Watch ribadisce il suo legame storico con il mondo delle immersioni presentando la collezione Marine (1990). In essa ritroviamo modelli come il già citato Seahorse e soprattutto il cronografo Sea Lion, erede spirituale dei Caribbean ma aggiornato alle esigenze dell’epoca. Già nel 1991, il Sea-Lion Chronograph viene dotato di pulsanti a vite per il cronografo – una soluzione tecnica pensata per garantire maggiore impermeabilità – raggiungendo una resistenza all’acqua fino a 500 metri. Questi orologi subacquei-professionali confermano la volontà del brand di restare un riferimento per chi cerca robustezza e affidabilità in condizioni estreme. Ci troviamo di fronte a segnatempo che, oltre ad essere strumenti tecnici, trasmettono un’idea di prestigio: non a caso nei primi anni ’90 i Philip Watch più pregiati competono in fascia di prezzo con marchi svizzeri di alta gamma. Un aneddoto significativo: un semplice Philip Watch ultrapiatto in oro a quarzo, all’epoca, aveva un costo vicino ai 2 milioni di lire – paragonabile a un Zenith automatico in oro – mentre un cronografo Sea Lion in oro poteva superare i 7 milioni di lire. Erano cifre importanti, che posizionavano il brand a livelli quasi di lusso, tanto che un Sea Lion d’oro con bracciale integrato costava quanto un prestigioso IWC Portofino in oro con calendario perpetuo. Questi dati ci mostrano come, prima dell’era moderna, Philip Watch fosse considerato dagli esperti un marchio molto ricercato e di alto profilo sul mercato.

Verso la metà degli anni ’90 e l’alba dei 2000, Philip Watch intraprende nuove strade stilistiche. Nascono linee dal design audace come Ixos, Imakos, Yeros, Reflexion e Kelis, caratterizzate da casse e bracciali fortemente integrati e forme talvolta futuristiche. Si tratta di una reinterpretazione in chiave contemporanea dell’estetica del brand, che cerca di parlare ad un pubblico giovane senza alienare i clienti affezionati. Per gli amanti delle imprese subacquee, intanto, viene presentato il possente Teknodiver: un cronografo di generose dimensioni, dalla leggibilità eccellente, capace di resistere fino a 1000 metri di profondità. Il Teknodiver riprende l’idea della cassa monoblocco sigillata del brevetto Caribbean e monta al suo interno un robusto movimento automatico Valjoux 7750, uno dei calibri cronografici più affidabili di sempre. Questo modello rappresenta un ponte ideale tra passato e futuro: da un lato omaggia la tradizione subacquea di Philip Watch (richiamando i gloriosi Caribbean), dall’altro mostra che l’azienda è pronta per il nuovo millennio, con tecnologia moderna e spirito sportivo.

Prima di concludere il capitolo degli anni ’90, va sottolineato come Philip Watch sia riuscita a navigare attraverso la tempesta della crisi del quarzo (che negli anni ’70-’80 spazzò via molti marchi storici) adattandosi ma senza snaturarsi. Pur introducendo orologi al quarzo e seguendo le tendenze, l’azienda ha mantenuto alta la qualità costruttiva e il fascino del design classico. Questa resilienza ha permesso a Philip Watch di presentarsi forte e pronta alle sfide del nuovo secolo, con un bagaglio di storia e credibilità che pochi altri possono vantare.

Dal 2000 ad Oggi: Il Rilancio di un’Icona Storica

All’inizio degli anni 2000, il destino di Philip Watch incrocia quello di importanti gruppi dell’orologeria italiana. Nel 2000 la Maison entra a far parte del Gruppo Sector, noto per i suoi orologi sportivi, che acquisisce lo storico marchio decidendo di puntare sul suo rilancio. Sotto l’egida Sector, Philip Watch beneficia di nuove risorse e canali distributivi: è in questo periodo che nasce la collezione Aquatica 2000, chiaramente ispirata al mondo acquatico e probabilmente influenzata dal successo che i cronografi Sector stavano riscuotendo sul mercato. L’obiettivo è proiettare Philip Watch nel nuovo millennio mantenendo il suo DNA ma parlando ad un pubblico più ampio, magari anche internazionale.

Il vero cambiamento avviene però a metà decennio: nel 2006, l’intero Gruppo Sector (e con esso Philip Watch) viene acquisito dal polo del lusso italiano Morellato. Morellato, già proprietario di marchi prestigiosi, crede fermamente nel valore storico di Philip Watch e ne fa uno dei fiori all’occhiello della propria scuderia. Da quel momento la sede operativa si sposta a Milano (dove il brand allestisce anche un ricco archivio storico), ma il cuore produttivo resta in Svizzera. Il nuovo management, guidato dall’AD Massimo Carraro, adotta una strategia intelligente: valorizzare la lunghissima tradizione del marchio senza trasformarlo in qualcosa di diverso da sé. Come ha raccontato lo stesso Carraro, nessuno ha mai cercato di “truccare” la storia di Philip Watch per renderla più appetibile: la forza del brand sta proprio nella sua autenticità e nel suo carattere costruito in oltre 150 anni, che va semmai protetto e comunicato, non alterato.

Nel 2008 Philip Watch celebra con orgoglio i 150 anni dalla fondazione, lanciando l’esclusiva collezione Anniversary 150. I modelli Anniversary riprendono linee retrò (come le casse di forma ovale) in omaggio agli orologi d’epoca, e rappresentano un ponte ideale tra passato e presente. Dieci anni più tardi, nel 2018, un altro traguardo importante: il marchio compie 160 anni. Per l’occasione viene realizzato un segnatempo celebrativo in edizione limitata a 160 esemplari, basato sulla collezione Sunray. Si tratta di un elegante orologio automatico da 39 mm con indicatore di riserva di carica, dall’estetica vintage ma dotato di impermeabilità fino a 100 metri. Un pezzo che incarna perfettamente la filosofia di Philip Watch: estetica classica, tocchi tecnici moderni e quella cura del dettaglio che rende ogni modello senza tempo.

Negli ultimi anni Philip Watch continua a rinnovarsi attingendo alla propria eredità storica. Emblematica in tal senso è la collezione Grand Archive 1940, presentata di recente come omaggio agli archivi storici del brand. Questi orologi ripropongono stilemi classici degli anni ’40, sfoggiando persino il logo originale in carattere corsivo d’epoca sul quadrante. È come se la Maison avesse aperto i propri cassetti del tempo, riportando alla luce disegni e progetti di oltre mezzo secolo fa, per farli rivivere con materiali e movimenti contemporanei. Il risultato è un successo: Grand Archive 1940 conquista i puristi e i nuovi clienti, dimostrando che innovazione e tradizione possono viaggiare a braccetto.

Oggi Philip Watch è un marchio pienamente inserito nel mercato globale, presente nei più prestigiosi negozi di orologeria in Italia e all’estero, ma senza aver perso il legame con le proprie origini. Emblematica a tal proposito l’iniziativa del Philip Watch Museum itinerante: una selezione di circa 30 orologi storici, dagli anni ’40 in poi, che viene esposta in eventi e fiere, permettendo al pubblico di ammirare dal vivo l’evoluzione stilistica e tecnica del brand. Ogni pezzo di questa collezione racconta un capitolo della storia Philip Watch, mostrando come il concetto di eleganza senza tempo sia stato declinato nelle varie epoche. Heritage e innovazione si incontrano quindi costantemente nel presente dell’azienda, in un equilibrio che rappresenta il filo conduttore sin dal 1858.

Un momento particolarmente significativo è stato vissuto di recente proprio nella città natale del marchio. Nel giugno 2022, Philip Watch è “tornata a Napoli” per un evento celebrativo intitolato “A Wave of Life” presso il Reale Yacht Club Canottieri Savoia, affacciato sul mare del Golfo. In questa cornice suggestiva, alla presenza di Massimo Carraro (Presidente del Gruppo Morellato) e di ospiti e clienti campani, il brand ha rinnovato il proprio legame con il mare e con la vela, elementi che da sempre ispirano le sue collezioni. Sono stati esposti esemplari storici del museo Philip Watch accanto ai nuovi modelli lanciati per l’occasione, come i recenti Caribe Diving e Amalfi, orologi sportivi dedicati rispettivamente al mondo subacqueo e celebrativi dello stile di vita mediterraneo. “Philip Watch torna ancora una volta a Napoli, la città dove tutto ebbe inizio, per rinnovare il legame con il mondo del mare e in particolare con la vela, intesa non solo come sport ma anche come stile di vita”, ha dichiarato Carraro durante l’evento. Emozionato, ha aggiunto: “È una grande emozione poter raccontare la lunga storia di Philip Watch in questo splendido club dove tutto parla di eleganza e tradizione, gli stessi valori del brand". Queste parole riassumono al meglio la filosofia attuale del marchio: guardare al futuro senza mai dimenticare il passato, onorando i propri valori originari di eleganza, tradizione e legame col territorio.

Da Napoli alle vetrine internazionali, il percorso recente di Philip Watch dimostra che un marchio storico può sempre scrivere nuovi capitoli senza tradire la propria anima. Oggi come ieri, Philip Watch propone al mondo una concezione di eleganza sconfinata e senza tempo, proiettata nel futuro e guidata dallo stile. I suoi orologi continuano a coniugare precisione svizzera e creatività italiana, in una combinazione esclusiva che ha superato la prova del tempo. Che si tratti di un segnatempo classico della linea Roma o di un moderno Caribe Sport, ogni orologio porta con sé un po’ della magia di questa lunga storia, fatta di passione artigiana, innovazioni audaci e raffinata estetica.

Modelli Iconici e Curiosità del Mondo Philip Watch

Ripercorrendo la storia di Philip Watch, emergono alcuni modelli che più di altri hanno lasciato il segno e meritano di essere ricordati come icone del brand. Tra questi figurano senza dubbio i due celebrati campioni della subacquea della maison:

  • Caribbean 1000 (anni ’60) – Un orologio epocale, impermeabile fino a 1 chilometro di profondità. Fu uno dei primi segnatempo al mondo a raggiungere tale record, grazie alla speciale cassa monoblocco brevettata. Il Caribbean 1000 ha consolidato la reputazione di Philip Watch tra i sub professionisti e gli appassionati, aprendo la strada a generazioni di orologi “diver” all’interno del catalogo della casa.

  • Seahorse (anni ’80) – Introdotto negli anni Ottanta, è un orologio subacqueo dal design moderno e riconoscibile, dotato di una particolare ghiera godronata (zigrinata) che ne facilitava la presa. Disponibile anche in versione cronografo, il Seahorse combinava robustezza e stile, diventando il punto di riferimento per chi cercava un diver elegante. Ancora oggi i collezionisti lo ricordano come uno dei migliori esempi della produzione Philip Watch di quegli anni.

Oltre a questi, molti altri modelli e collezioni hanno contribuito al fascino del marchio. La linea Jolie Mode, ad esempio, resta nella memoria come sinonimo di femminilità e design ricercato nel contesto degli anni ’60-’70. La collezione Cormoran rappresenta invece la creatività eccentrica dei ’70, con le sue casse TV-shape e il logo dell’uccello in volo, simbolo di libertà stilistica. Negli anni ’80, la serie Junior ha incarnato il gusto per il bicolore e i bracciali integrati, mentre la Welkin ha portato un tocco di modernità minimalista ispirata alle idee emergenti nel settore. E come non citare la Teknodiver a fine anni ’90, che con la sua possente costruzione e l’impermeabilità straordinaria ha fatto brillare gli occhi agli amanti dei tool watches?

Una curiosità interessante riguarda proprio i fondatori e il nome del marchio: come abbiamo visto, l’azienda nacque dall’alleanza tra un artigiano svizzero e uno italiano. Il nome originario, Philippe Watch, era un chiaro tributo a François Philippe. L’evoluzione in Philip Watch avvenuta nel dopoguerra non fu solo un espediente legale, ma è diventata col tempo parte integrante dell’identità del brand. Oggi pochi ricordano questo aneddoto, e forse molti potrebbero pensare che “Philip” fosse un nome di fantasia o il cognome di un imprenditore anglosassone. In realtà dietro c’è la storia di un gentleman agreement tra Napoli e Ginevra: un dettaglio che aggiunge fascino alla leggenda di questa marca.

Un altro aneddoto da sottolineare è il forte legame di Philip Watch con Napoli e il mare. Non è un caso se numerose collezioni richiamino nel nome località marittime o termini acquatici: Caribbean, Coral, Mariners, fino ai recenti Amalfi e Capri. Questo fil rouge marittimo trova spiegazione nella geografia emotiva del marchio: nato in una città portuale, forgiato dall’ispirazione delle onde e del viaggio, Philip Watch ha nel proprio DNA la vocazione marinara e avventuriera. Già negli anni ’50 e ’60 la casa produceva orologi per ufficiali di marina e navigatori, e ancora oggi sponsorizza eventi legati alla vela. Indossare un Philip Watch significa portare al polso non solo un segnatempo di qualità, ma anche un pezzo di storia che profuma di salsedine e racconta di traversate epiche.

In conclusione, la storia di Philip Watch è un affascinante racconto di incontri e di equilibri: tra Svizzera e Italia, tra passato e futuro, tra eleganza e performance. È la storia di un marchio che, da oltre 160 anni, rinnova ogni giorno la propria eccellenza. Dalla bottega di Napoli al museo itinerante, dai record subacquei alle linee glamour, Philip Watch ha saputo attraversare i secoli restando sempre fedele a se stesso. E la cosa più straordinaria è che questo racconto è tutt’altro che finito: ogni nuovo modello, ogni anniversario, ogni collezione celebrativa aggiunge un capitolo a una saga che continua a entusiasmare appassionati e collezionisti in tutto il mondo. Philip Watch oggi non è soltanto il più antico marchio di orologi Swiss Made in Italia: è un simbolo di come la passione, l’artigianalità e l’ingegno possano creare qualcosa di eterno, capace di sfidare il tempo proprio come le sue lancette.

In un’epoca in cui tutto scorre veloce, Philip Watch rimane lì, a cavallo dei secoli, con il suo ticchettio che racconta una CronoStoria fatta di uomini, sogni e meccanismi preziosi. E ogni volta che alziamo il polso per leggere l’ora su un Philip Watch, stiamo in realtà leggendo un piccolo frammento di questa grande avventura. Un’avventura destinata a durare, finché ci sarà qualcuno disposto a caricare la molla del tempo e a lasciarsi affascinare dal suo eterno battito.

 

Credits: Wikipedia - Philipwatch.net

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