Breil: storia, curiosità e successi di un’icona dell’orologeria italiana
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Chi in Italia non conosce la frase “Toglietemi tutto ma non il mio Breil”? Questo celebre slogan ha segnato un’epoca ed è entrato nel linguaggio comune, incarnando alla perfezione lo spirito audace e passionale di Breil, storico marchio italiano di orologi. Nato alla fine degli anni ’30, Breil ha saputo rivoluzionare il mondo dell’orologeria con design innovativi, un approccio unisex e campagne pubblicitarie memorabili. In questo articolo ripercorriamo la storia di Breil, dalle origini fino al posizionamento contemporaneo, svelando curiosità e aneddoti che rendono unico questo brand amato da generazioni di appassionati.
Le origini di Breil: dagli anni ’30 alla visione di Innocente Binda
Tutto ebbe inizio a Milano nel 1939, quando l’imprenditore Innocente Binda registrò il marchio Breil. Binda, che aveva fondato la sua azienda nel 1906, non era nuovo al settore: anni prima aveva già lanciato insieme ai fratelli Wyler il marchio Wyler Vetta, rivolto a una clientela di alta gamma. Con Breil, invece, Binda voleva creare qualcosa di diverso – un brand più giovane e sportivo, accessibile ma al tempo stesso affidabile e moderno. Persino il nome scelto fu particolare: “Breil” deriva da una piccola località della Svizzera (Breil/Brigels nei Grigioni), scelta forse per evocare la tradizione orologiera svizzera e conferire al marchio un’aura internazionale sin dal principio.
Nei primi anni l’azienda produsse anche sveglie e orologi da tasca, per poi concentrarsi sui segnatempo da polso; il primo orologio da polso a marchio Breil arrivò nel 1942. Sin da subito Breil puntò sulla qualità e robustezza dei suoi prodotti, tanto che nel 1956 Innocente Binda organizzò un’incredibile dimostrazione: fece lasciare cadere alcuni suoi orologi dalla cima della Tour Eiffel a Parigi (un volo di 302 metri) per provare al mondo che erano in grado di resistere agli urti – e infatti, recuperati a terra, gli orologi funzionavano ancora perfettamente! Questo gesto eclatante testimoniò la fiducia di Binda nella solidità delle sue creazioni e contribuì a costruire la reputazione di Breil come marchio affidabile e “indistruttibile”.
Gli anni ’70: la svolta Manta e il successo unisex
Arrivando agli anni ’70, Breil è pronta per una piccola rivoluzione. Nel 1970 il brand presenta sul mercato la sua nuova creazione di punta: la collezione Manta. Si tratta di un orologio subacqueo professionale – progettato per immersioni profonde – che prende il nome dalla maestosa manta, la gigante marina. Non è un nome scelto a caso: il direttore marketing di Breil dell’epoca era un appassionato di immersioni e rimase talmente affascinato dalla silhouette elegante e misteriosa della manta da volerla omaggiare battezzando così il nuovo diver dell’azienda. Quando si presentò l’occasione di sviluppare un orologio subacqueo, il cuore lo portò naturalmente a scegliere il nome “Manta”, legando per sempre l’immagine del marchio a quella di questo animale potente e aggraziato.
La collezione Manta fu un successo immediato e segnò una svolta per Breil. Proposti inizialmente come orologi per sub professionisti, i Manta conquistarono presto anche un pubblico più ampio grazie al loro design accattivante. Furono tra i primi orologi dal design unisex ad avere grande risonanza: piacquero sia agli uomini sia alle donne, infrangendo le convenzioni dell’epoca. Robusti, tecnici ma anche stilosi, questi segnatempo con il simbolo stilizzato della manta sul quadrante divennero oggetti di tendenza negli ultimi anni ’70 e nei primi anni ’80. Breil, da marchio relativamente giovane, si impose così sul mercato italiano attraverso Manta, che nel frattempo si declinava in innumerevoli versioni – da modelli professionali per sub a varianti più urbane – senza mai perdere la sua doppia anima: da un lato prestazioni tecniche, dall’altro estetica e stile.
Proprio con Manta, Breil intuì anche l’importanza di comunicare un’immagine dirompente. Fu in questo periodo che il marchio iniziò a investire in pubblicità non convenzionali, gettando le basi di quello che diventerà il suo marchio di fabbrica negli anni successivi. Già nei primi ’80 Breil coinvolse il celebre fumettista Guido Crepax, che nel 1982 disegnò la sua eroina Valentina in un manifesto con al polso un Breil, inaugurando la serie di icone femminili legate al brand. Era il preludio a campagne sempre più audaci che avrebbero visto protagoniste donne forti e indipendenti, accomunate dal loro legame indissolubile con l’orologio Breil che indossavano.
Gli anni ’80: tra colore, sportività ed eleganza
La foto sopra mostra un orologio Breil al quarzo della metà degli anni ’80 con cassa ottagonale, un design chiaramente ispirato all’iconico Royal Oak di Audemars Piguet. In questi anni Breil non esitò a trarre ispirazione dai grandi classici svizzeri, proponendo alcuni modelli che richiamavano nell’estetica orologi di lusso ben più costosi. Parallelamente, il marchio seppe anche anticipare le tendenze del mercato di massa: ad esempio lanciò la collezione Pareo, una linea di orologi al quarzo dai colori vivaci ispirata alla moda giovane in stile Swatch. Quadranti arancioni, rosa, azzurri o verdi e cinturini in caucciù resero questi modelli divertenti e perfetti per l’estate, avvicinando una nuova fascia di pubblico. Un’altra curiosità di quegli anni fu il Breil Target, un orologio dal design futuristico con un disco rotante posto sopra il quadrante che nascondeva in parte le lancette di ore e minuti – una soluzione estetica audace che richiamava (e in parte anticipava) le idee del Tissot “Memphis” disegnato da Ettore Sottsass.
Nonostante l’anima giocosa e sportiva, verso la fine degli anni ’80 Breil riscoprì anche il gusto per l’eleganza classica. Il brand iniziò a proporre cronografi raffinati, animati da movimenti meccanici svizzeri di alta qualità (come i celebri calibri Valjoux 7760 a carica manuale e 7750 automatico), incassati in modelli placcati oro. Alcuni di questi orologi presentavano complicazioni tradizionali – ad esempio completi calendari con fasi lunari – con chiari richiami estetici ai capolavori di maison storiche come Rolex o Breguet. Breil cercava insomma di unire funzionalità ed estetica: emblematico fu il modello Breil Elysée, pensato per un pubblico femminile, che aveva un bracciale in maglia metallica simile a un gioiello, con l’obiettivo di fondere l’eleganza di un monile alla praticità dell’orologio. Grazie a questa versatilità – dall’orologio sportivo in caucciù a quello dorato da sera – Breil riuscì a rivolgersi a diverse fasce di mercato, dai giovanissimi agli amanti dello stile più classico, mantenendo però sempre ben riconoscibile la propria identità.
Gli anni ’90: lo slogan indimenticabile e l’era di “Don’t Touch My Breil”
Gli anni ’90 segnano per Breil l’inizio di un periodo di grande visibilità mediatica e di ulteriore evoluzione dei prodotti. Sul versante tecnico, la casa milanese lanciò nuovi modelli sportivi – tra cui orologi subacquei al quarzo con funzione di allarme – entrando in diretta concorrenza con Sector, altro marchio italiano famoso per i suoi cronografi “No Limits”. Accanto ai segnatempo professionali, Breil presentò collezioni dal taglio diverso: la linea Starlight, ad esempio, offriva cronografi dallo stile sportivo ma adatti all’uso quotidiano, mentre la Charme strizzava l’occhio all’eleganza con quadranti ricchi di complicazioni (datari completi, piccoli secondi, ecc.). Per i giovani furono proposti modelli più accessibili come le serie Vogue e Grafic, in modo da coprire tutte le fasce di prezzo senza perdere appeal. In questi anni Breil rinnovò anche la propria immagine: adottò un nuovo logo (un omino stilizzato inscritto in un cerchio) che rimarrà in uso fino ai primi 2000, quando verrà sostituito dall’attuale logo con la lettera B stilizzata.
Proprio a metà anni ’90 l’attenzione di Breil iniziò a focalizzarsi sempre più sul pubblico femminile, in un’ottica davvero pionieristica per l’epoca. Nel 1994 Breil diede nuova linfa allo storico modello Manta, aggiornandone il design e lanciando una serie di cronografi dallo stile unisex che furono accompagnati da una potente “saga” pubblicitaria. Pochi anni dopo, nel 1996, arrivò anche Midway, il primo cronografo al quarzo del mercato pensato esclusivamente per le donne: un segnale forte di come il brand volesse parlare anche al pubblico femminile degli appassionati di orologi. Ma è sul finire del decennio che Breil mette a segno il colpo da maestro di marketing destinato a consegnarlo alla storia: nasce la linea giovane Breil Tribe (1996) e con essa viene lanciata una campagna pubblicitaria massiccia, destinata a imprimersi nella memoria collettiva. Su riviste e televisioni impazza lo slogan “Toglietemi tutto ma non il mio Breil”, che firma ogni spot diventando immediatamente un tormentone nazionale. Per la prima volta si vedono donne bellissime indossare con grinta un orologio da uomo, ribaltando gli stereotipi: attrici e top model del calibro di Monica Bellucci, Shana Zadrick e Carré Otis prestano il volto alla campagna, apparendo sensuali e determinate con al polso robusti cronografi maschili Breil. Queste immagini – donne forti e sicure di sé che si appropriano di un oggetto tradizionalmente maschile – sono di forte impatto e trasmettono perfettamente i valori del marchio (forza, audacia, istinto). Il pubblico femminile ne è affascinato, quello maschile incuriosito: Breil parla a tutti con uno stile nuovo. Il risultato? Lo slogan diventa leggendario, tanto da essere ricordato ancora oggi tra i migliori di sempre e da trasformarsi in un modo di dire proverbiale entrato nel lessico comune.
Complice questa comunicazione azzeccata, il nome Breil esplode: a fine anni ’90 tutti conoscono il marchio e l’associano a quell’idea di orologio “a cui non si rinuncia”. Sull’onda di questo successo, Breil continua a investire in grandi testimonial anche negli anni 2000, coinvolgendo persino star internazionali. Dopo Monica Bellucci e compagne, sarà la volta di dive hollywoodiane come Charlize Theron e Jessica Alba, nonché dell’attrice italiana Laura Chiatti, a incarnare l’immagine Breil in campagne successive. Il messaggio però resta coerente: “Don’t touch my Breil” (versione inglese dello slogan), ovvero non toccate ciò che è più prezioso per me. Una formula semplice e di enorme presa, che ha consolidato la presenza di Breil nell’immaginario collettivo come simbolo di stile, sicurezza di sé e italianità audace.
Anni 2000: innovazione, diversificazione e nuove sfide
Entrando nel nuovo millennio, Breil si trova a cavalcare l’onda di notorietà costruita negli anni ’90 e decide di spingersi oltre il tradizionale territorio dell’orologeria. Nel 2001 il marchio compie una mossa audace lanciando la linea Breil Jewels: per la prima volta introduce il gioiello in acciaio sul mercato fashion, scegliendo un materiale “freddo” e mai usato prima in gioielleria come protagonista delle sue creazioni. L’idea è rivoluzionaria ma coerente con il DNA Breil improntato all’innovazione: bracciali, collane e anelli in acciaio dallo stile minimal e moderno riscuotono subito grande successo, aprendo di fatto un nuovo segmento di mercato. Il gioiello firmato Breil non è più solo un accessorio elegante, ma diventa espressione di forza e personalità, da indossare tutti i giorni così come gli orologi.
Nei primi anni 2000 il catalogo Breil si arricchisce a vista d’occhio. Agli orologi si affiancano dunque i gioielli in acciaio, ma non solo: nel 2006 la creatività del brand sfocia anche in una fragranza e nel 2007 debutta una linea di occhiali da sole con il marchio Breil, a testimonianza della volontà di proporsi come brand di lifestyle a 360 gradi. Tutte queste iniziative incontrano il favore del pubblico, ma Breil non dimentica certo il suo core business originario, gli orologi – anzi, continua a innovarlo. Nel 2004 ad esempio lancia la collana Breil Snake, un gioiello trasformabile e personalizzabile composto da un tubolare metallico flessibile: è un immediato boom di vendite (quasi 500.000 pezzi nel primo anno!) e inaugura il filone dei “gioielli multitasking”. Pochi anni dopo, nel 2009, arriva l’evoluzione di Snake, chiamata Bloom, che permette di indossare lo stesso gioiello in modi diversi e creativi – un concetto di “multi-indosso” di cui Breil è pioniere assoluto.
Sul fronte degli orologi, Breil prosegue con l’introduzione di prodotti innovativi e celebrativi. Nel 2006 la maison festeggia i 100 anni dalla nascita del fondatore Innocente Binda realizzando un segnatempo commemorativo speciale: il Breil Anniversary, un elegante orologio meccanico a carica manuale prodotto in serie limitata. È un omaggio alla tradizione orologiera (un campo in cui Breil, concentrata soprattutto sul quarzo, era stata meno attiva negli ultimi anni) e rappresenta quasi un ritorno alle origini. Nel 2013 invece Breil unisce le forze con un’altra icona italiana, firmando una partnership con Abarth: dalla collaborazione nascono alcuni cronografi in edizione speciale Abarth dal design aggressivo e sportivo, perfetta fusione tra il mondo dei motori e quello degli orologi. L’attenzione all’innovazione tecnica continua: proprio in questi anni Breil sperimenta soluzioni come l’orologio ibrido, che combina movimento al quarzo e ricarica a rotore. In pratica, alcuni modelli recenti della collezione Manta adottano un meccanismo in cui la batteria si ricarica con il movimento del polso, grazie a un rotore simile a quello degli automatici tradizionali, garantendo fino a sei mesi di autonomia senza utilizzo. È un modo ingegnoso per unire la precisione del quarzo al fascino della carica automatica, e dimostra come Breil continui a coniare nuove idee nel settore degli orologi.
Nel frattempo la collezione Manta resta al centro dell’attenzione e viene continuamente rinnovata. Nel 2010 Breil reintroduce a catalogo alcuni modelli vintage Manta (ad esempio la versione in PVD nero che richiamava gli orologi sportivi anni ’80) per soddisfare i nostalgici. Ma soprattutto, nel 2019 e poi nel 2020, in occasione dei 50 anni dalla nascita della prima Manta, il brand celebra l’anniversario lanciando la serie Manta 1970 Solare: dei nuovi orologi ispirati esteticamente ai modelli anni ’70-’80 ma dotati di un moderno movimento a energia solare, che elimina per sempre la necessità di cambiare batteria. Questa scelta testimonia l’attenzione di Breil verso la sostenibilità e le nuove esigenze del pubblico contemporaneo. La “piccola rivoluzione” verde nel segnatempo più iconico del marchio unisce passato e futuro: le linee e i dettagli richiamano i canoni estetici vintage, ma sotto il quadrante batte una tecnologia pulita e attuale.
Oggi Breil continua a onorare la propria tradizione nel settore degli orologi subacquei professionali, come dimostra il recente Manta Diver Automatic 1000m. Si tratta di un modello in titanio a tenuta fino a 1000 metri di profondità, prodotto in serie numerata e limitata, che combina l’eredità vintage del primo Manta del 1970 con soluzioni tecniche avanzate e un design moderno. L’evoluzione è evidente: dalle prime Manta pensate per i sub degli anni ’70, si è giunti a un segnatempo del 2023 dotato di tecnologia NFC, rotore di ricarica automatica e materiali all’avanguardia, senza però rinunciare a quella robustezza e personalità che da oltre 50 anni definiscono la collezione Manta. Breil dimostra così di saper guardare al futuro senza dimenticare il proprio passato, mantenendo vivo il legame con le sue icone storiche e con i valori che le hanno rese tali.
Breil oggi: uno stile fatto di acciaio e carattere
Dopo oltre ottant’anni di storia, Breil rimane un attore di primo piano nel panorama degli orologi fashion-oriented, forte di una brand identity consolidata e riconoscibile. Oggi il marchio si rivolge a un pubblico globale di uomini e donne che amano distinguersi con stile e indipendenza, mantenendo fede al suo DNA improntato alla forza e all’originalità. Non a caso il manifesto lanciato recentemente dall’azienda si intitola “We Are Made of Steel” – “siamo fatti di acciaio”. Questo messaggio, che richiama l’elemento simbolo di Breil (l’acciaio delle casse e dei bracciali) è una vera dichiarazione di intenti: un’affermazione di forza, resistenza e unicità rivolta a una comunità mondiale di persone determinate a vivere senza paura di esprimersi. “Ignorateci pure, ci sentirete lo stesso”, prosegue il manifesto: è un invito a non cercare l’approvazione altrui, a non scendere a compromessi, ma ad avere il coraggio di seguire la propria strada. Sono parole intrise dello spirito ribelle che da sempre contraddistingue Breil – lo stesso spirito che negli anni ’90 fece dire alle sue donne “non toglietemi il mio Breil”. Oggi quel fervore vive più che mai: Breil vuole creare non solo orologi o gioielli, ma una community unita, libera, forte e “indistruttibile” come l’acciaio che indossa. In un mercato sempre più affollato, il posizionamento contemporaneo di Breil punta dunque sull’autenticità e sull’audacia, valori che hanno radici profonde nella sua storia e che continuano a orientare ogni nuova sfida del marchio.
Curiosità sul marchio Breil
- Perché si chiama Breil? Il nome “Breil” non è di fantasia: Innocente Binda lo scelse ispirandosi all’omonimo paesino di Breil (Brigels) nei Grigioni, in Svizzera. Una strizzata d’occhio alla patria dell’orologeria, che dava al nuovo brand italiano un tocco internazionale fin dal nome.
- Le radici in un altro marchio storico: Prima di fondare Breil, Binda aveva già creato insieme all’orologiaio svizzero Paul Wyler un marchio prestigioso, Wyler Vetta (nel 1932). Rispetto a Breil, Wyler Vetta era orientato a orologi di fascia più alta e dallo stile classico, mentre Breil nacque con un’anima più giovanile e sportiva.
- L’esperimento folle dalla Torre Eiffel: Nel 1956 Breil stupì tutti con un’operazione pubblicitaria fuori dal comune. Come visto, il fondatore fece gettare alcuni orologi Breil dalla sommità della Torre Eiffel (302 metri d’altezza) per dimostrarne la resistenza: i segnatempo sopravvissero alla caduta senza riportare danni, funzionando ancora perfettamente una volta raccolti! Questo evento contribuì a consolidare la fama di robustezza dei prodotti Breil.
- Uno slogan diventato proverbio: “Toglietemi tutto ma non il mio Breil” è molto più di uno slogan pubblicitario. Lanciata a fine anni ’90, questa frase è entrata nell’immaginario collettivo al punto da diventare un detto popolare per indicare qualcosa a cui non si può rinunciare. Ancora oggi, a distanza di decenni, viene citata come esempio di claim pubblicitario indimenticabile e simbolo dell’attaccamento emozionale che un oggetto – in questo caso un orologio – può creare.
- Donne e orologi da uomo: Breil fu pioniere nell’abbattere le barriere di genere in orologeria. Già nei primi anni ’90 mostrò modelle e attrici con al polso grandi orologi maschili (il Breil Manta), suggerendo che lo stile e la sicurezza non hanno genere. Per la prima volta una donna si appropriava di un oggetto tipicamente maschile indossandolo con disinvoltura e orgoglio. Questa scelta comunicativa anticipava di molti anni il trend degli orologi unisex e del “boyfriend watch” poi divenuto comune.
- Celebrity internazionali come ambasciatrici: Oltre alle star italiane, Breil ha avuto nelle sue campagne volti internazionali di prim’ordine. Tra la fine anni ’90 e i primi 2000, attrici del calibro di Charlize Theron e Jessica Alba sono state testimonial del brand, contribuendo a far conoscere Breil anche fuori dai confini nazionali. Veder comparire queste celebrità hollywoodiane nei panni di donne Breil, forti e glamour, ha confermato la vocazione del marchio a parlare a un pubblico globale.
- Orologi, gioielli… e non solo: Nel corso degli anni Breil ha esteso il proprio universo ben oltre gli orologi. Nel 2006 ha lanciato un profumo a suo nome e dal 2007 firma anche occhiali da sole, consolidando l’idea di uno stile di vita “firmato Breil”. Non tutti sanno inoltre che il logo “Breil Milano” è apparso persino nel mondo dei motori: fu applicato su un’edizione speciale dell’automobile Renault Modus, una curiosa operazione di co-branding che univa moda e automotive in un mix insolito.
In conclusione, la storia di Breil è la storia di un marchio che ha saputo osare e innovare, rimanendo sempre fedele a se stesso. Dai laboratori milanesi degli anni ’30 ai polsi delle star internazionali dei giorni nostri, Breil ha attraversato decenni di cambiamenti conservando intatto il suo carattere. Un carattere fatto di acciaio, audacia e stile italiano, che continua a brillare al polso di chi sceglie non un semplice orologio, ma un vero e proprio pezzo di Stile.
Credits: breil.com - Wikipedia