immagine originale tratta dalla brochure della storia di Mondia

La storia del marchio Mondia: tradizione svizzera, creatività italiana

La storia del marchio di orologi Mondia ha il sapore di un viaggio nel tempo: un racconto che inizia tra le montagne svizzere negli anni ’30 e che prosegue oggi con il cuore pulsante in Italia. È una cronaca fatta di tradizione orologiera, di audacia creativa e di rinascita, in cui ogni orologio Mondia racchiude un frammento di questa affascinante avventura. Dalle prime sveglie da polso meccaniche del dopoguerra ai modelli futuristici e stravaganti degli anni ’70, fino alle collezioni contemporanee che fondono eredità classica e design moderno, ripercorriamo la storia Mondia – un marchio che unisce l’eleganza e la precisione svizzera al gusto e alla creatività italiana, mantenendo vivo il filo della tradizione attraverso le generazioni.

Mondia: Dalle origini agli anni ’60

1935: La nascita di Mondia a Le Locle

Tutto ebbe inizio nel 1935 a Le Locle, una delle culle dell’orologeria svizzera. In quell’anno Paul Vermot, tecnico orologiaio dotato di grande intraprendenza, fondò la sua impresa con l’obiettivo ambizioso di produrre “orologi di ogni genere e movimenti di orologi”. Nasce così il marchio Mondia, il cui nome pare evocare il termine “mondiale” ad indicare forse l’ampiezza delle aspirazioni del fondatore. Sin dagli esordi, Vermot dedicò attenzione maniacale alla qualità e alla precisione dei suoi segnatempo, guadagnando rapidamente l’apprezzamento del pubblico. Mondia divenne in breve simbolo di eleganza accessibile: i suoi orologi, raffinati e robusti, iniziarono a ritagliarsi un posto di riguardo sul mercato europeo, in particolare in paesi come l’Italia e la Spagna. Anche negli anni difficili della seconda guerra mondiale, la piccola Maison seppe resistere grazie alla solidità della tradizione svizzera e alla fama crescente dei suoi prodotti.

Gli anni ’50: prime innovazioni meccaniche

Nel dopoguerra, con la ripresa economica, Mondia accelerò il passo e introdusse importanti innovazioni. Tra i modelli vintage Mondia di questo periodo spiccano i primi orologi da polso con sveglia integrata (svegliarini): seguendo l’esempio del celebre Vulcain Cricket, a metà anni ’50 Mondia lanciò i suoi segnatempo meccanici con allarme, animati dal calibro AS 1475. Questi orologi, contrassegnati spesso dalla dicitura orgogliosa “Supersuisso” sul quadrante, permettevano al portatore di essere svegliato o avvisato da una delicata vibrazione al polso – una piccola meraviglia tecnica per l’epoca. Accanto ai svegliarini, la produzione Mondia degli anni Cinquanta si arricchì di classici segnatempo a carica manuale dall’estetica elegante e sobria, spesso personalizzati con un logo in font corsivo tipico di quegli anni (logo che sarebbe stato ripreso in epoche successive per alcuni modelli heritage). Il marchio stava così gettando le basi della propria identità: qualità svizzera, soluzioni innovative e stile curato, il tutto mantenendo un ottimo rapporto qualità-prezzo, caratteristica destinata a diventare un punto fermo della filosofia Mondia.

Gli anni ’60: espansione e nuovi modelli

Negli anni ’60 Mondia decise di ampliare la propria offerta, puntando a conquistare fette di mercato di fronte alla nascita di innumerevoli altre case orologiere. Furono introdotti modelli per diversificare stile e funzionalità. Un esempio è il Mondia Littoral, elegante segnatempo a carica manuale con cassa a cuscino che incarnava la sobrietà raffinata di quel decennio. Sul versante più classico nacque lo Stellaris, orologio automatico con datario (proposto anche in versione day-date), poi affiancato dallo Skystar dal design leggermente più moderno e cassa sia tonda sia a cuscino. Proprio in questo periodo la Maison decise anche di svecchiare la propria immagine rinnovando il logo: il nuovo marchio grafico, più in linea con il gusto degli anni Sessanta, apparve sui quadranti segnando un’evoluzione nell’identità visiva di Mondia. Verso la fine del decennio vide la luce il Mondia 777 Aquaflex, un modello con originale cassa “a cioccolatino” dai lati smussati: grazie a questa forma robusta e agli indici rettangolari applicati, l’Aquaflex dava un’impressione di grande solidità, tanto che le pubblicità dell’epoca lo associavano ad attività sportive, pur avendo un’impermeabilità paragonabile a quella dello Stellaris. Non mancò anche un tocco di glamour: Mondia introdusse il Deauville, orologio dal design più ricercato con cassa squadrata, pensato per un pubblico amante dell’eleganza classica. Alla soglia degli anni Settanta, Mondia era ormai una realtà consolidata, pronta per il passo successivo della sua evoluzione.

L’era Zenith e la crisi del quarzo

Gli anni ’70: innovazione e stravaganze sotto la “stella” Zenith

Gli anni ’70 portarono enormi cambiamenti nell’industria orologiera, e Mondia visse da protagonista questa stagione vulcanica. Nel 1969 avvenne una svolta storica: Mondia entrò a far parte della holding Movado-Zenith-Mondia, stringendo un’alleanza con la prestigiosa Casa della stella (la Maison Zenith). Questa partnership consentì al marchio di Le Locle di usufruire di movimenti, casse e componenti di alta qualità provenienti dai laboratori Zenith – ad esempio il calibro automatico 2572PC – pur mantenendo prezzi competitivi per i propri modelli. Emblematico di questa sinergia fu anche un avvicinamento dell’immagine: perfino i loghi di Zenith e Mondia in quegli anni divennero visualmente affini, quasi complementari, a simboleggiare il legame stretto e la comunione di intenti tra le due realtà. Mondia, all’interno del trio, divenne il brand di riferimento per quella fascia che oggi definiremmo di “lusso accessibile, offrendo orologi di qualità Zenith a un pubblico più ampio.

Furono anni di sperimentazione sfrenata nel design e nella tecnica, in cui Mondia diede libero corso alla creatività. Venne lanciato il visionario Mondia Top Second, un segnatempo automatico davvero unico: sul quadrante a ore 6 era presente una piccola luce LED rossa che lampeggiava ad intervalli regolari, segnalando che l’orologio stava marciando correttamente. Era un modo ingegnoso e futuristico per “vedere” il battito del tempo al polso, un’idea che catturò l’attenzione degli appassionati. La febbre dell’esplorazione spaziale, scoppiata dopo lo sbarco sulla Luna del 1969, contagiò anche Mondia: nacque così il Mondia Moonlander, un cronografo ispirato alla conquista lunare, animato da un movimento Valjoux e dotato di un fondello spettacolare recante l’incisione di un modulo lunare sulla superficie del nostro satellite. In parallelo, Mondia strizzò l’occhio alla nostalgia dei medici d’altri tempi con un elegante “Doctor Watch”: cassa rettangolare e quadrante ben leggibile, sulla falsariga dei modelli da medico Alpina-Grüen e Rolex dei decenni ’20 e ’30. Ma la voglia di rompere gli schemi portò anche a creazioni dall’estetica audace: il Mondia Moonstone, ad esempio, sfoggiava una cassa in plastica nera di forma tondeggiante, mentre il Parade proponeva quadranti dai colori vivaci e futuristici – segnatempo davvero sopra le righe per l’epoca. Grazie a queste trovate, Mondia si impose come il marchio più vivace e sperimentale all’interno del gruppo Movado-Zenith-Mondia, probabilmente anche quello che risentì meno della crisi dell’orologeria meccanica in atto. A testimoniare il salto di qualità compiuto, sui cartellini dei prezzi dell’epoca compariva la scritta “venduto e garantito da Zenith”, quasi a suggellare ufficialmente la prestigiosa partnership e rassicurare i clienti sulla bontà del prodotto.

Verso la metà degli anni ’70 però l’industria svizzera iniziò a tremare di fronte alla cosiddetta rivoluzione del quarzo. Mondia, forte della sua vivacità, sembrò inizialmente tenere testa meglio di altri: continuò a sfornare pezzi interessanti come il cronografo “Big Eye” – così chiamato per il suo contatore minuti sovradimensionato, movimento Valjoux 7733, cassa a cuscino – e il diver Friendship, impermeabile fino a 200 metri. Il pezzo forse più originale fu il Mondia Memory: un orologio di grande diametro (41 mm) concepito per aiutare gli automobilisti a ricordare il tempo rimanente del parcheggio a parcometro, grazie a numeri incisi sul rehaut interno che fungevano da promemoria (da cui il nome “Memory”). Sul fondello di questo modello compariva inoltre la tabella dei fusi orari mondiali, sottolineando il carattere “globale” di Mondia. La primissima versione del Memory, nata a fine anni ’60, addirittura presentava tre corone e consentiva di calcolare la velocità media su due scale – ma presto la funzionalità di “parking watch” divenne quella distintiva e più apprezzata. Insomma, la creatività di Mondia in quei “ruggenti” anni Settanta sembrava inesauribile e il decennio si rivelò un vero periodo d’oro per la casa svizzera, almeno dal punto di vista delle idee e delle vendite nel segmento entry-level.

Modelli vintage Mondia più iconici

Tra i segnatempo storici di Mondia, alcuni modelli vintage Mondia degli anni ’50-’70 sono divenuti vere icone ricercate dai collezionisti e meritano una menzione speciale:

  • Orologio sveglia da polso Mondia (metà anni ’50) – Uno dei primi esempi di svegliarino da polso di Mondia, con movimento AS 1475: un orologio meccanico dotato di allarme interno, che seguiva la scia innovativa tracciata dal Vulcain Cricket. È un pezzo emblematico del dopoguerra, testimonianza della capacità di Mondia di unire utilità e precisione svizzera.
  • Mondia Top Second (circa 1970) – L’orologio automatico “con il lampeggìo”. Sul quadrante a ore 6 una piccola luce LED indicava il funzionamento dell’orologio, un dettaglio futuristico che rende questo modello unico nel suo genere. Il Top Second rappresenta appieno l’ingegno e la stravaganza della Mondia anni ’70.
  • Mondia Moonlander (1969) – Cronografo ispirato all’allunaggio, dotato di movimento Valjoux e di un fondello inciso con la scena del modulo lunare sulla Luna. Oltre al valore simbolico legato alla conquista dello spazio, il Moonlander colpisce per la sua estetica robusta e per il richiamo diretto a un momento storico epocale.
  • Mondia “Big Eye” Chronograph (anni ’70) – Così soprannominato per il grande contatore dei minuti del cronografo, questo orologio montava un calibro Valjoux 7733 ed era alloggiato in una cassa a cuscino. Il “Big Eye” unisce funzionalità sportiva a un design particolare ed è oggi uno dei cronografi Mondia più apprezzati dai vintage enthusiasts.
  • Mondia Memory (fine anni ’60 – ’70) – Un orologio davvero singolare, progettato per ricordare all’automobilista il tempo di parcheggio rimanente. La lunetta interna ruotabile riportava numeri come quelli dei parchimetri, e sul fondello erano incisi i fusi orari globali. In un’epoca pre-digitale, il Mondia Memory era un concentrato di creatività funzionale ed è divenuto col tempo un pezzo di culto, simbolo dell’audacia Mondia.

Gli anni ’80: Mondia nella tempesta del quarzo

vista orologio mondia cronografo anni 70

 Anche negli anni Ottanta Mondia continuò a produrre segnatempo raffinati e complessi: nell’immagine sopra, un cronografo Mondia a carica manuale con calendario completo (fine anni ’80) testimonia l’eleganza tecnica che il marchio offriva persino in piena era del quarzo. In questo decennio, tuttavia, l’intera industria orologiera svizzera affrontò la sua prova più difficile a causa dell’invasione dei convenienti orologi al quarzo giapponesi. Il gruppo Movado-Zenith-Mondia fu travolto dalla crisi: nel 1972 Zenith stessa era stata ceduta alla statunitense Zenith Radio Corporation, orientata a produrre solo movimenti elettronici, e pochi anni dopo anche Movado cambiò proprietà (passando nel 1983 sotto una holding USA). Mondia, pur scossa da questi eventi, riuscì a resistere grazie alla sinergia con Zenith sotto la nuova gestione Dixi (che rilevò Zenith nel 1978 riportandola in mani svizzere). Il catalogo Mondia degli anni ’80 si adattò ai tempi: comparvero numerosi modelli al quarzo, dalle linee classiche e dai diametri contenuti, spesso con casse placcate oro, pensati per un pubblico che cercava eleganza a prezzi accessibili. Nascono in questi anni nuove collezioni come la Madison (dallo stile elegante e formale), i cronografi sportivi Triumph e Top Class 3000 rivolti ai giovani dinamici, e soprattutto la linea Mistral, molto ampia e diversificata: essa spaziava da raffinati dress-watch alternativi ai Longines dell’epoca, fino a cronografi in oro di taglio classico e perfino a qualche modello sportivo.

Non mancarono neppure in questo decennio alcune trovate originali degne della tradizione Mondia: ad esempio il Mistral Arizona, orologio sportivo che consentiva di sollevare la cassa per accedere a una bussola nascosta – un gadget insolito e divertente. Nonostante la crescente quartzizzazione del mercato, Mondia mantenne in listino anche orologi meccanici di qualità: si trovavano ancora cronografi automatici con calibri svizzeri robusti come il Valjoux 7750 (o il derivato manuale 7760) e alcuni movimenti Lemania, spesso alloggiati in casse un po’ semplificate rispetto al passato (talvolta con componenti in plastica per ridurre i costi). Curiosamente, verso fine anni ’80 anche Zenith, pur di sopravvivere, dovette abbassare il livello di finitura di certi prodotti – la linea Zenith Cosmopolitan con elementi plastici ne è un esempio – tanto che alcuni modelli Zenith di quel periodo possono sembrare quasi alternativi economici agli stessi Mondia. Questa situazione paradossale testimonia quanto fosse sottile il confine tra marchi prestigiosi e marchi accessibili negli anni della crisi.

Verso la fine degli Ottanta, acquistare un Mondia era diventato piuttosto abbordabile: un classico Mondia al quarzo placcato oro si trovava a circa 350.000 lire, mentre per i più ricercati cronografi meccanici si poteva spendere fino a 2-3 milioni di lire. Modelli sportivi come il Mondia Safari (solo tempo o con data, disponibile in acciaio o in ottone brunito, con ghiera girevole unidirezionale marcata) offrivano robustezza e look avventuroso a prezzi competitivi. Nei negozi, intanto, campeggiavano ancora targhette che sottolineavano orgogliose “Mondia è una marca di Zenith” – un marchio di fabbrica che in quegli anni rassicurava gli acquirenti sulla continuità di qualità nonostante le difficoltà del settore.

Un nuovo capitolo italiano

Gli anni ’90: la svolta con Sordi

All’alba degli anni ’90 si consumò l’epilogo della lunga alleanza con Zenith. Le strade dei due marchi si divisero definitivamente e Mondia intraprese un cammino indipendente, trovando però una nuova casa in Italia. Nel 1990, infatti, il marchio Mondia venne acquisito dalla società italiana Sordi S.p.A., realtà fondata negli anni Sessanta dall’imprenditore Luigi Sordi e divenuta uno dei pilastri dell’orologeria Made in Italy. (Alcune fonti ufficiose parlano di un passaggio di proprietà avvenuto solo nel 2001, ma ciò che è certo è che alla fine del decennio Mondia era già saldamente in mani italiane, mentre Zenith nel 1999 entrò nell’orbita del colosso LVMH, sancendo la separazione definitiva). L’acquisizione da parte di Sordi fu provvidenziale: la nuova proprietà seppe valorizzare Mondia, evitandole la triste fine di “nobile decaduta” toccata ad altri gloriosi marchi storici privi di investimenti e visione.

Per qualche tempo Mondia continuò a proporre orologi sia al quarzo sia meccanici con il proprio marchio, cercando di mantenere la clientela tradizionale e insieme di conquistarne di nuova. Furono anni di transizione, in cui il brand dovette ridefinire la propria identità fuori dall’ombra di Zenith. Verso la fine degli anni ’90 Mondia sembrò quasi eclissarsi dal mercato – complice la ristrutturazione interna e i cambi di distribuzione – ma era il preludio a una rinascita che si sarebbe manifestata di lì a poco, con l’inizio del nuovo millennio.

Il XXI secolo: rinascita tra tradizione e innovazione

Con il Nuovo Millennio, Mondia voltò pagina riscoprendo le proprie radici e insieme proiettandosi verso il futuro. Uno dei primi segnali del rinnovamento fu il recupero del vecchio logo corsivo anni ’50, abbandonato durante il periodo Zenith: agli inizi degli anni 2000 quel logo storico tornò a campeggiare su molti quadranti, quasi a voler ristabilire una continuità con la heritage della Maison. Allo stesso tempo, la produzione si orientò verso modelli in linea con le tendenze moda, spesso al quarzo e con minori complicazioni tecniche rispetto al passato, puntando su colorazioni vivaci, design accattivanti e materiali innovativi per riconquistare anche il pubblico più giovane. In questo contesto videro la luce collezioni come la Affinity (dedicata prevalentemente ad un pubblico femminile) e la Campus (dallo stile sportivo e casual). Mondia sperimentò persino un sotto-marchio, College by Mondia, caratterizzato da orologi dal look giocoso e contemporaneo: cinturini in silicone intercambiabili, casse di forme particolari e colori audaci. Proprio all’interno della linea College venne riproposto uno dei modelli più stravaganti del passato, il Moonstone, in una veste aggiornata ai gusti attuali. 

orologio college by mondia - moonstone

Un moderno esemplare della linea College by Mondia ripropone il design audace del modello Moonstone degli anni ’70. La cassa in plastica tondeggiante e il cinturino verde danno vita a un orologio dal carattere giocoso, a testimonianza dell’estro creativo che il marchio ha saputo rilanciare nei 2010s. Accanto a queste proposte di fascia giovanile, Mondia non dimenticò però la propria clientela di sempre: quella amante dell’eleganza classica e della meccanica tradizionale. Nel 2016, al salone di Baselworld, la Maison ha presentato la linea Mondia Swiss, sancendo così il ritorno in grande stile alla manifattura svizzera.

 

Da quel momento il catalogo Mondia si è sdoppiato in due anime complementari: da una parte Mondia Italy, con orologi di primo prezzo (al quarzo o con movimenti meccanici giapponesi Seiko o Miyota) improntati a creatività, moda e ispirazioni italiane; dall’altra Mondia Swiss, che offre segnatempo di livello superiore con movimenti automatici svizzeri (Sellita SW200, cronografi Valjoux 7750, ecc.) per gli appassionati di orologeria classica. Emblematico di questa duplice strategia è il fatto che Mondia abbia reintrodotto modelli sportivi di ispirazione vintage insieme a nuovi prodotti dal design moderno: ad esempio, il cronografo Bolide (presentato nella collezione Italy) strizza l’occhio al mondo delle corse automobilistiche – passione del proprietario del brand – con un’insolita configurazione della corona al 6 e pulsanti cronografici alle ore 5 e 7, movimento Miyota di affidabilità giapponese. Oppure i Mondia Madison “skin diver”, orologi subacquei dal gusto retrò disponibili sia solo tempo sia cronografi al quarzo, con iconica cassa a cuscino anni ’60. Al fianco di queste creazioni originali, nel catalogo odierno troviamo anche una serie di orologi hommage: Mondia infatti propone reinterpretazioni di modelli classici di altre Maison (Rolex su tutti) dedicati a chi desidera lo stile dei grandi classici in una veste più accessibile.

mondia Gran Data Italy modello moderno classico 1946

Un recente modello Mondia della collezione 1946 esprime la combinazione di classicità e gusto contemporaneo tipica della rinascita del marchio. Il quadrante blu con indici a numeri romani in rilievo, la lavorazione guilloché e la doppia finestra del gran data a ore 6 richiamano l’estetica tradizionale, mentre la scritta Mondia Italy sul quadrante evidenzia l’orgoglio dell’anima italiana. Oggi il catalogo Mondia spazia dunque dai cronografi sportivi e moderni, figli della creatività italiana, a eleganti segnatempo heritage che omaggiano la lunga tradizione della casa. Questa versatilità è diventata uno dei punti di forza del brand: poter soddisfare sia il giovane appassionato di tendenze sia il collezionista nostalgico in cerca di riedizioni e richiami al passato.

Filosofia e identità del marchio Mondia

Guardando al percorso compiuto da Mondia in quasi un secolo di storia, emerge chiara la filosofia che ne ha guidato l’evoluzione. Sin dall’epoca di Paul Vermot, il marchio ha cercato di “democratizzare” l’alta orologeria: offrire orologi di qualità, precisi ed eleganti, a un prezzo accessibile rispetto ai marchi di lusso pur senza rinunciare alla cura artigianale. Ancora oggi Mondia mantiene questa promessa, posizionandosi come affordable luxury per il polso con un tocco di stile italiano. La sua identità è duplice e affascinante: da un lato l’eredità svizzera – sinonimo di precisione tecnica, calibro affidabile e materiali di pregio come l’acciaio, l’oro o il vetro zaffiro – dall’altro la creatività e il design italiano, che portano freschezza, colori e un senso della moda anche nell’ambito degli orologi. Mondia oggi ama definirsi la sintesi tra “il suo significativo passato e l’interpretazione di un mercato in evoluzione”. In altre parole, il brand custodisce la propria tradizione (tramandando linee classiche e rilanciando modelli storici) ma allo stesso tempo sa innovarsi e adattarsi ai gusti contemporanei con collezioni dal piglio moderno.

Un aspetto evocativo della filosofia Mondia è l’idea dell’orologio come custode di storie personali. Non a caso, l’azienda sottolinea come attraverso i suoi segnatempo “rivivono le infinite storie di persone che hanno amato il mondo dell’orologeria”, con orologi tramandati di padre in figlio. Ogni Mondia al polso può diventare il simbolo di un momento speciale, di un legame familiare o di una passione condivisa. In un’epoca in cui la tecnologia avanza frenetica, Mondia continua a parlare al cuore degli appassionati di orologi italiani di tradizione, quelli che cercano non solo un accessorio di moda ma un oggetto con un’anima e un racconto dietro le lancette.

In conclusione, la storia di Mondia è la storia di una continua ricerca di equilibrio tra passato e futuro. Da Le Locle a Milano, dai calibri meccanici ai quarzi e ritorno, questo marchio ha attraversato epoche e sfide rimanendo fedele a se stesso. Oggi come ieri, Mondia propone “orologi di ogni genere” – per citare il sogno originario di Paul Vermot – concepiti, studiati e prodotti con dedizione e cura dei dettagli, pronti a segnare il tempo di nuove storie da raccontare.

 

Fonti: mondiawatches.com - Wikipedia - thepilotwatch.com

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