
Vagary: la storia del brand di orologi – dalle radici Veglia all’era Citizen
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Alzi la mano chi non ha mai sentito nominare Vagary! Potrebbe sembrare un marchio giovane e moderno, ma dietro il nome Vagary c’è un secolo di storia italiana che merita di essere raccontato. Nato come evoluzione di una gloriosa tradizione orologiera (quella della Veglia), oggi Vagary è un brand di orologi made in Italy dal cuore tecnologico giapponese, parte del gruppo Citizen. In questo articolo ripercorriamo con passione le origini di Vagary, le curiosità sul suo passato e come questo marchio si sia affermato per qualità e stile accessibile, fino a diventare l’“entry level” della famiglia Citizen. Scopriremo aneddoti affascinanti – come il coinvolgimento di Gabriele D’Annunzio nella scelta del nome Veglia – e vedremo come Vagary incarni oggi una filosofia di design dallo “spirito libero”, fedele alla sua eredità italiana ma proiettata nel futuro. Prepariamoci a un viaggio nel tempo, dalle prime sveglie Veglia di fine ’800 ai colorati segnatempo Vagary dei nostri giorni.
Le origini italiane: Veglia e la nascita di un’eccellenza italiana
Prima di parlare di Vagary, dobbiamo fare un salto indietro di oltre un secolo, alle radici del marchio. Tutto ebbe inizio nel 1896, quando a Milano venne fondata la ditta Veglia – la “azienda madre” da cui discenderà Vagary. Il nome Veglia non fu scelto a caso: fu il poeta Gabriele D’Annunzio a idearlo, su richiesta del senatore Giuseppe Borletti, fondatore dell’impresa. È affascinante pensare che uno dei più celebri letterati italiani abbia battezzato un marchio di orologi: una curiosità che ancora oggi rende Veglia unica nel panorama industriale.
La famiglia Borletti, con il capostipite Romualdo, era entrata nel settore dell’orologeria alla fine dell’Ottocento quasi per scommessa, per aiutare un amico in difficoltà. Da quel momento in poi, Veglia sarebbe diventata uno dei fiori all’occhiello dell’industria italiana, sinonimo di qualità e innovazione. Nei primi decenni del ’900, infatti, la produzione di Veglia crebbe esponenzialmente: dalle pendole e sveglie da tavolo si passò a ritmi industriali sorprendenti. Basti pensare che già nel 1909 la fabbrica produceva 720 orologi al giorno e impiegava centinaia di operai, in gran parte donne – tanto che l’azienda assunse la denominazione di Industrie Femminili Lombarde. Le sveglie Veglia, orgogliosamente marchiate Made in Italy, arrivarono a superare per volume perfino la produzione tedesca, dominando il mercato europeo. Un successo tale da ottenere riconoscimenti prestigiosi: nel 1900 una pendola Borletti vinse la medaglia d’oro all’Esposizione Universale di Parigi, e negli anni ’50 Veglia fu premiata addirittura con il Compasso d’Oro – il più alto onore per il design industriale in Italia – in due edizioni, 1956 e 1964. Questo attestato di eccellenza sottolinea quanto il design italiano fosse parte del DNA di Veglia sin dalle origini.
Dai tachimetri alle sveglie: Veglia tra motori e orologi
Parallelamente alla produzione di sveglie e orologi da casa, Veglia espanse il proprio raggio d’azione nel campo della strumentazione di precisione per veicoli. Il marchio Veglia-Borletti divenne celebre nel mondo dei motori fornendo tachimetri, contachilometri e contagiri a molte case automobilistiche di prestigio – tra cui Ferrari, Fiat ed Alfa Romeo. Chiunque abbia guidato un’auto italiana storica (dalla mitica Vespa alla Fiat 500) probabilmente ha visto il logo Veglia sul cruscotto. Questa doppia anima del marchio – da un lato sveglie e orologi, dall’altro strumenti per auto e moto – consolidò la reputazione di Veglia come eccellenza del Made in Italy, capace di unire arte e tecnica.
Nel secondo dopoguerra, con il boom economico, la divisione strumenti di Veglia entrò nell’orbita del gruppo Fiat e fu assorbita da Magneti Marelli nel 1985. In pratica Veglia divenne parte integrante del colosso elettronico/automobilistico, perdendo forse un po’ di visibilità come marchio autonomo nel settore orologi. Eppure, proprio in quegli anni, Veglia non smise di occuparsi di orologeria: oltre alle sveglie e ai misuratori per autoveicoli, il brand iniziò a comparire anche su orologi da polso, tenendo viva la tradizione nell’ambito dell’orologeria personale. Un momento importante fu il centenario del 1996, celebrato da Veglia con edizioni speciali e iniziative commemorative (come eventi a Todi e modelli celebrativi “Centenario” in serie limitata). Si trattava di un tributo a 100 anni di storia – quasi un “canto del cigno” sotto il nome Veglia – perché di lì a poco sarebbe iniziata una nuova era con un nuovo nome: Vagary.
L’acquisizione negli anni ’90 e la nascita di Vagary
Alla fine degli anni ’90 avvenne la svolta che avrebbe dato vita al marchio Vagary. Citizen Watch Co., colosso giapponese dell’orologeria, decise di espandere la propria presenza in Europa attraverso l’acquisizione di brand locali. Fu così che Citizen (tramite la filiale italiana Citizen Watch Italy) acquisì dal gruppo Magneti Marelli l’intera divisione orologi Veglia. In quegli anni il marchio Veglia, pur storico, era in cerca di nuova identità e slancio commerciale: l’ingresso nel gruppo Citizen rappresentò l’opportunità di una rinascita.
Nasce quindi Vagary. In realtà, inizialmente “Vagary” fu semplicemente il nome dato a una linea di orologi Veglia – una linea giovane e moderna che stava prendendo piede – ma ben presto il nuovo nome prese il sopravvento e divenne il brand principale. In altre parole, Citizen assorbì la tradizione Veglia e la rilanciò sotto veste nuova: Vagary by Citizen. Perché proprio “Vagary”? Il termine inglese vagary significa capriccio, stravaganza – un nome forse scelto per evocare creatività, libertà e un tocco cosmopolita. Il passaggio di consegne fu rapido: in pochi anni gli orologi che un tempo portavano solo la scritta Veglia sul quadrante vennero marchiati Vagary, mantenendo però la dicitura “by Citizen” a garanzia della continuità tecnica.
Da un punto di vista strategico fu una mossa intelligente. Citizen ottenne un marchio italiano al 100% nella percezione del pubblico, con tutto il fascino del design “made in Italy” e la reputazione di Veglia, potendolo però supportare con la propria rete distributiva e tecnologia avanzata. D’altro canto, Vagary ereditò da Citizen risorse, know-how e la possibilità di essere venduto a livello internazionale, presentandosi come una sorta di “figlio” di Citizen ma con personalità autonoma. I siti giapponesi di orologeria, quando introdussero Vagary nel mercato asiatico, sottolinearono proprio questo aspetto di stile italiano unito all’affidabilità nipponica, definendo Vagary un brand “italiano moderno e cool” agli occhi dei consumatori orientali. Insomma, era nata una nuova stella nel panorama orologiero: Vagary, figlia di Veglia e adottata da Citizen.
Vagary nel gruppo Citizen: crescita e posizionamento internazionale
Con l’inizio degli anni 2000, Vagary si è inserita stabilmente nel portfolio globale di Citizen. Il gruppo giapponese, forte di un secolo di innovazioni (basti ricordare che Citizen ha inventato tecnologie come l’Eco-Drive a ricarica solare), ha potuto offrire a Vagary una base tecnologica solida. Vagary è diventato il marchio “entry-level” di Citizen sul mercato europeo e mondiale, ovvero la linea di orologi di fascia accessibile ma garantita dalla qualità Citizen. Questa posizione è del tutto paragonabile a quanto avviene per altri grandi gruppi orologieri (si pensi a Tudor per Rolex, o ai vari brand del gruppo Swatch): Vagary offre l’affidabilità dei movimenti Citizen – spesso calibri al quarzo precisi e collaudati, o i robusti movimenti automatici Miyota di Citizen – in orologi dal prezzo abbordabile. In pratica, la mission di Vagary è democratizzare l’orologeria di qualità, rimanendo sotto i 100-200€ per la gran parte dei modelli, senza però rinunciare a dettagli curati e design accattivanti.
Con l’appoggio di Citizen, Vagary ha potuto espandersi su vari mercati: principalmente in Italia e in Europa, dove il marchio gode della familiarità storica, ma anche in Asia (Giappone incluso) e altrove, sempre con il suffisso “by Citizen” ad esplicitarne la parentela. Gli orologi “Vagary by Citizen” sono diventati comuni nelle vetrine accanto agli altri brand del gruppo, e rappresentano spesso la porta di ingresso nel mondo Citizen per i più giovani o per chi cerca un buon rapporto qualità-prezzo. Del resto, fin dalla sua nascita Vagary “si è fatto notare per linee di orologi di buona qualità e dal prezzo alla mano” (cioè accessibile), confermando la filosofia di offrire molto senza far spendere una fortuna.
Va detto che nei primi anni 2000 Vagary si concentrò soprattutto su orologi analogici al quarzo, puntando su modelli semplici, colorati e facilmente indossabili. Questa era la sua nicchia: orologi moda, sportivi o casual, robusti e senza fronzoli – un po’ la prosecuzione naturale delle sveglie e dei segnatempo pratici che furono il vanto di Veglia. Negli ultimi anni, però, c’è stata un’evoluzione interessante. Sfruttando il patrimonio tecnico Citizen, Vagary ha iniziato a introdurre anche orologi con movimento meccanico automatico di buona qualità. Un momento chiave è stato il lancio della serie Vagary G.Matic 101 nel 2019, un modello automatico che ha segnato un piccolo salto di qualità per il brand. Fino ad allora Vagary aveva “giocato facile” con i quarzi, ma il G.Matic (dotato di calibro Miyota a 21 rubini) ha dimostrato che il marchio poteva crescere e accontentare anche gli appassionati di meccanica.
Filosofia stilistica di Vagary: uno “spirito libero” tra moda e funzionalità
Se c’è un aspetto che distingue Vagary sul piano del marketing e del design, è la sua filosofia stilistica dichiarata. Il motto ufficiale del brand recita: “Vagary, Spirito Libero”. Ma cosa significa? Sfogliando i cataloghi e i materiali promozionali, si capisce che Vagary vuole rivolgersi a un pubblico indipendente, creativo, che “non segue le mode” ma le proprie passioni. Uno slogan del marchio infatti proclama: «Io amo guardare oltre le apparenze... io cerco il valore dietro l’immagine... Sono fatto così, sono uno spirito libero». Questo linguaggio, quasi poetico, riflette la volontà di Vagary di posizionarsi non solo come oggetto funzionale (l’orologio per segnare l’ora) ma come accessorio di espressione personale.
Dal punto di vista del design, Vagary incarna un felice mix di stile italiano moderno e vivace. I colori brillanti e le combinazioni audaci non mancano nelle collezioni, specie in quelle sportive. Ad esempio, la linea Aqua presenta spesso quadranti e cinturini dai toni accesi (blu elettrico, arancio, verde), mentre la linea Flair gioca su eleganza e dettagli scintillanti per il pubblico femminile. Ogni orologio Vagary cerca di trasmettere un’emozione positiva. Il mood è spensierato, giovane, quasi giocoso: alcuni modelli storici Veglia-Vagary degli anni ’90 avevano nomi come “Mambo” e “Pilota” proprio a indicare sprazzi di colore e riferimenti divertenti. Oggi Vagary continua su quella scia creativa: a catalogo troviamo orologi che mescolano casual e sportivo, con quadranti dal design originale ispirato talvolta al mondo aeronautico (collezione FlyBoy, dedicata agli amanti dell’aviazione) o a quello marino (linee Aqua39 e Aquadiver, per chi ama i diver watches) ecc. Cassa in acciaio, cinturini in silicone o nylon colorato, dettagli come ghiere girevoli o indicatori ben leggibili – tutto è pensato per un pubblico dinamico.
Va sottolineato che nonostante l’orientamento fashion, Vagary non rinuncia alla sostanza tecnica. La “qualità Citizen” di cui il marchio si fregia significa, ad esempio, impermeabilità spesso di 100 metri anche su modelli economici, movimenti meccanici precisi e longevi, materiali affidabili. In sostanza, Vagary vuole che ci si possa fidare del suo orologio nella vita quotidiana e nelle piccole avventure – un concetto che risale alle origini Veglia, quando le sveglie dovevano funzionare ogni mattina senza fallo e i tachimetri resistere sulle strade di tutta Italia. Questa affidabilità, unita allo stile accessibile, è il cuore della filosofia Vagary.
Il posizionamento attuale del brand Vagary
Oggi Vagary occupa una posizione ben definita nel mercato dell’orologeria. Come accennato, si colloca nella fascia medio-bassa di prezzo (orientativamente sotto i 150-200 € per la maggior parte dei modelli), andando a competere con i marchi fashion e sportivi più abbordabili. La differenza è che Vagary può vantare l’appartenenza a un grande gruppo orologiero e dunque un certo livello di credibilità tecnica superiore al semplice brand di moda. Questo lo rende molto appetibile per chi cerca il primo “vero” orologio: spesso i giovani o gli appassionati alle prime armi scelgono Vagary perché offre un biglietto d’ingresso nel mondo Citizen e nella tradizione orologiera meccanica, senza spendere troppo. “Vagary by Citizen” è garanzia di design italiano e di buona qualità costruttiva ad un prezzo più che accessibile. Non è un caso che la rete di vendita Vagary passi per gioiellerie e concessionari ufficiali Citizen: il brand viene presentato con orgoglio accanto agli altri nomi del gruppo, come opzione dal valore sicuro.
In termini di collezioni attuali, Vagary offre una gamma ampia: si va dai segnatempo sportivi (cronografi della serie Aqua39, orologi subacquei Aquadiver con ghiera girevole, modelli militari/aviation FlyBoy con cinturini in canvas) ai modelli più eleganti e classici (Timeless, anche in versione cronografo, spesso con quadrante pulito e bracciale in metallo), fino agli orologi femminili alla moda (Flair, con dettagli di tendenza, e i vari modelli con cristalli e finiture gold/rose gold). Non mancano le proposte tech come gli smartwatch Vagary X di ultima generazione, che uniscono funzioni fitness basilari a un look gradevole e semplice da usare. Insomma, il brand copre un po’ tutte le esigenze di chi vuole “misurare il tempo con stile senza rinunce”, per citare uno slogan aziendale.
Un altro elemento del posizionamento di Vagary è l’attenzione al mercato italiano. Pur essendo distribuito internazionalmente, Vagary mantiene l’Italia come cuore pulsante: molte campagne pubblicitarie sono incentrate sul lifestyle italiano, i social media del marchio (Instagram e Facebook) comunicano in italiano strizzando l’occhio ai giovani follower con immagini di città d’arte, motori, moda. Questo radicamento è un valore aggiunto: Vagary sa di casa per il pubblico italiano, perché ne condivide la storia industriale (quella Veglia) e il gusto estetico. Allo stesso tempo, grazie a Citizen, il marchio gode di una visibilità globale: ad esempio in Giappone è apprezzato proprio per quel mix di Italian style e qualità tecnica giapponese.
Conclusione
La storia di Vagary è un viaggio appassionante attraverso oltre cento anni: dai laboratori milanesi di fine ’800 dove Borletti e D’Annunzio crearono il mito Veglia, passando per le sveglie che hanno scandito il tempo di generazioni di italiani, fino ad arrivare alla trasformazione in Vagary sotto l’ala protettrice di Citizen. Oggi Vagary porta avanti con orgoglio quella doppia eredità – italiana e giapponese – proponendo orologi che uniscono tradizione e innovazione, stile e funzionalità. In un certo senso, possiamo vedere Vagary come un ponte temporale: sul suo quadrante batte il ricordo di un passato glorioso (Veglia, i Compassi d’Oro, le auto d’epoca) e al contempo ticchetta la modernità di un presente connesso e globalizzato (meccanica giapponese, design contemporaneo, produzione internazionale).
Per chi cerca un orologio con un’anima storica ma anche un carattere fresco e alla moda, Vagary rappresenta una scelta intrigante. Ogni modello racconta, silenziosamente, un pezzo di questa storia: guardando un Vagary al polso possiamo immaginare la catena di eventi che l’ha generato – dalla “vegliarda” sveglia Veglia sul comodino dei nonni fino al colorato segnatempo di oggi, figlio della tecnologia Citizen. E chissà quante altre pagine scriverà ancora questo marchio nel libro dell’orologeria… Nel frattempo, Vagary continua a ricordarci di vivere il tempo a modo nostro, con lo spirito libero di chi sa apprezzare sia il valore della tradizione sia l’entusiasmo delle novità.
credits: Wikipedia - vagary.it - Citizen Watch